Ogni messaggio è composto da due forme di significato facilmente distinguibili: la prima si estrinseca nel contenuto espresso (
messaggio esplicito). l'altra nel contenuto sotteso, che può essere molteplice (
messaggio implicito). Entrambe queste forme concorrono a formare il vissuto interiore (reazione emotiva) di chi riceve il messaggio, con la differenza che la prima, in quanto espressa, è compresa dall'intelletto e da esso filtrata, la seconda invece agisce tanto più liberamente quanto meno viene, dalla coscienza, percepita e compresa. Il reale significato di un messaggio è dato dall'insieme delle due forme. La reale intenzione di chi costruisce ed esprime il messaggio, ovvero il tipo di vissuto interiore che vuole scatenare in chi lo riceve, si palesa del messaggio implicito.
Se l'
amante dice all'amata "sei la luce dei miei occhi" esprime esplicitamente un significato simbolico che rimanda direttamente all'intenzione implicita di aprire strade alla costruzione di nuovi sensi per il loro insieme. Il messaggio implicito conferma ed espande quello implicito.
Se l'
insegnante porta alle estreme conseguenze, utilizzando nessi logici, l'asserzione errata dell'allievo, permettendogli di accorgersi da solo del suo errore e di correggersi, egli, nel suo messaggio implicito, palesa l'intenzione di negare quello esplicito, confermando invece il suo ruolo ed aprendo a nuovi sensi ed a nuove possibilità il rapporto con l'allievo (messaggio funzionale).
Se il
pubblicitario, nel decantare le qualità di un biscotto, lo mostra come elemento fondamentale ed indispensabile della quotidianità di una famiglia tanto perfetta quanto inesistente, nel suo messaggio implicito, invece di palesare, nasconde l'intenzione di agire sul senso di inadeguatezza, reale o generato ad hoc, di chi, non ravvisando l'inesistenza della famigliola in questione, ma ravvisandone solo l'apparente perfezione, inevitabilmente si confronterà con essa e, ottenutone un senso di disagio di fondo, si ricorderà per questo più facilmente il nome del biscotto. Quest'ultimo genere di messaggio è
manipolatorio in quanto la sua forma esplicita ha come unica ragione d'essere quella di nascondere quella implicita. Inoltre esso ottiene il suo scopo "comunicativo" solamente nel caso in cui chi lo riceve non si avvede dell'intenzione contenuta nella sua forma implicita, ovvero solo quando riesce ad essere lesivo.
Quando l'intenzione diventa argomento di trattazione, detta trattazione si sposta su un piano etico. Personalmente ritengo eticamente esecrabile la manipolazione. L'
etica ( dal greco "êthos", modo di fare le cose e di essere, riferito ad quell'ordine naturale "cosmos" opposto a "caos" ) della comunicazione dovrebbe imporre ai comunicanti l'intenzione della partecipazione per costruzione di senso. L'utilizzo di meccanismi manipolatori ed il loro travestimento in "comunicazione" risulta, per definizione, profondamente anti-etico.