Discussione: Proiezioni
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Vecchio 05-06-2008, 23.20.40   #3
RedWitch
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Iniziando a vedere questa cosa possiamo ragonare sul termine "proiezioni". La differenza tra proiettare e mettere è che se metto non ho più, se proietto tengo ma produco un'immagine in qualche posto... un po' come una diapositiva, io sono il proiettore e l'altro è il muro, quello che accoglie la proiezione.

Tutto nasce dal fatto che ciò che proiettiamo, bisogno o quel che è, è relegato nell'inconscio, ovvero è sconosciuto (o negato)... insomma in qualche modo è "altro da noi", anche se ovviamente non lo è davvero.

Essendo relegato nell'inconscio in un certo modo vive di vita propria... ciò che non conosciamo agiamo (siamo agiti)... quindi sta cosa "si comporta".
Provo a vedere se ho capito qualcosa.. il discorso proiezione come "tengo , ma produco un'immagine" mi è chiara, nel senso che non è che cedo all'altro un qualcosa, semplicemente faccio in modo di vederlo al mio esterno (che poi spesso è l'unico modo per poter vedere certe cose). Non da ultimo lo vedo come qualcosa di estraneo, qualcosa che non riconosco in me, ma che invece è presente giusto?
A me continua a ricordare il discorso degli specchi, ma quando mi specchio vedo un riflesso, qualcosa che è presente in me ma anche nell'altro (anche se posso amplificarlo se proietto appunto i miei bisogni, disagi, paure etc.. ?), mentre nella proiezione faccio tutto da me? Proietto nell'altro cose che nell'altro non sono presenti?

L'essere agiti, significa che fintanto che non riusciamo a riconoscere come nostre quelle proiezioni, non avremo nessuna possibilità di controllarle, e quindi di smettere con il "film"?.. mentre nel momento in cui mi rendo conto che sono io che che proietto sull'altro, a quel punto non potrò più fare finta di credere che il bisogno sia nell'altro e non in me.. il film si dovrà interrompere per forza. Se si riesce a riconoscere il meccanismo è un buon modo per conoscere parti di sè stessi che non avremmo modo di vedere in nessun altro modo credo..


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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Quando "riconosciamo" nell'altro un terreno adatto a questo accoglimento, automaticamente parte questa proiezione che ci permette di "depositare" nell'altro questa parte scomoda... da un certo punto di vista ci permette anche di vederlo, quindi il meccanismo in se non va giudicato negativamente, anche se vederlo non è certo facile (si producono molti indizi che di solito ignoriamo a bella posta).

Dal momento della proiezione in poi (che poi quasi sempre avviene anche una contro-proiezione... una delle caratteristiche del "terreno adatto") l'altro diventa il "custode" di quella parte che abbiamo spostato e tramite lui (e quindi assume un'importanza particolare quell'aspetto nel nostro vissuto), ovvero tramite il rapporto con lui, abbiamo la possibilità/illusione di rapportarci anche con quella parte di noi sconosciuta. (ovviamente se ci rapportiamo con il noi messo nell'altro non ci rapportiamo con l'altro, non lo riconosciamo... vedi eccessive cure, eccessiva gelosia ecc.).
Purtroppo spesso accade che interi rapporti siano basati su queste proiezioni e che quidni, quando vengono ritratte il rapporto salta o comunque passa una crisi... ma forse sto andando un po' troppo di qua e di la, magari facciamo qualche esempio.
Per contro-proiezione intendi che l'altro ci da una "risposta" alla nostra di proiezione? Esempio: io credo che tu abbia bisogno di essere ascoltato, allora mi pongo in ascolto, dall'altra parte troverò terreno fertile per cui l'altro parlerà credendo che io abbia bisogno di quello?Come dire che anche le proiezioni si "incastrano" vicendevolmente ?

Se hai voglia di provare con qualche esempio.. questa parte non mi è molto chiara onestamente.

Se ho ben capito puo' diventare un problema se noi invece che rapportarci con la persona che abbiamo di fronte le attribuiamo tutta una serie di proiezioni, secondo cui crediamo che quella persona sia quello, e magari è tuttaltro.. se per caso o dopo un po' di tempo ci rendiamo conto di quel "altro" non riconosciamo più chi abbiamo di fronte e saltando il palco, salta anche il rapporto..
Questo dimostrerebbe anche la scarsissima considerazione che abbiamo nell'altro ma di come lo usiamo come "riempitivo", senza mai vederlo/ascoltarlo veramente..
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