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Vecchio 03-07-2008, 22.25.47   #11
stella
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Dunque, è una discussione, un pensiero, da cui stò girando al largo da settimane. Ma come ogni saggia carognona questa cosa stà lì in disparte, e aspetta..
Ci provo, consapevole di non avere ancora le idee chiare sul meccanismo in questione.
Tempo fà in un post ho letto una frase di questo tipo "..sarà ma a me che qualcuno mi dica hai una macchia sulla camicia quando la sua è tutta macchiata mi urta" (ecco, chiedo scusa all'autore ma non ne ricordo le parole precise). La frase mi si è incollata addosso e mi ci è voluto un pò per accettare il fatto che è un meccanismo che mi appartiene in pieno. Difficile molto difficile accettare una qualsiasi osservazione da qualcuno che io non abbia messo in una posizione di "perfettibilità". Insomma, il concetto è "dimostrami che lo fai e io ti darò ragione". Più o meno.
Il primo passetto l'ho fatto rendendomi conto che il fatto che chi mi dice che ho una macchia abbia una maglia lurida (per restare nell'esempio) non fà in qualche modo sparire la mia macchia. La mia resta comunque, fregandosene beatamente di quante ne ha l'altro.
Il discorso è diverso se Caio è talmente abituato a vedere macchie da considerare sporca la mia maglia pulita..ma dalla maglia pulita sono ben lontana per cui...
Per cui non mi è rimasta altra alternativa che analizzare le mie reazioni, vedere all'inizio il bisogno estremo di difendere quel micro grammo di autostima raggiunto, che si acioglie come neve al sole al primo appunto...ma..ma..ma alla lista si aggiunge il mio insano rapporto con l'autorità, il cercarla e rinnegarla allo stesso tempo..la mia presunzione, falsa o vera che sia, che non mi lascia ascoltare, che blocca a metà i discorsi degli altri o mi fà finire le frasi al loro posto. Che sia presunzione o bisogno di dimostrare che ce la posso fare non lo so ancora.
L'orgoglio, di non voler sentirsi dire "ti stai sporcando" e non riuscire a dire "si è vero"....l'abitudine a voler continuamente trovare le mie risposte senza attendere la versione degli altri e riuscire anche a starci male perchè gli altri non mi rispondono, o mi rispondono diversamente da come volevo
Mi spiace non riesco ad essere più lineare di così.
La bimba vuole un papà che non c'è, l'adulta lo detesta, perchè non c'è stato. La bimba vuole andare a scuola, ascoltare imparare, l'adulta (vabbè "adulta" è simbolico, mi sembrava brutto dire la vecchia ) non ha trovato congruenza tra l'insegnamento e i fatti e non si fida più..
"io so" o "faccio da sola" mi si addice parecchio..come frase..ma non sò niente, invento, improvviso..e quando si scopre l'altarino mi scatta la biscia..sul fare da sola..stendo un velo pietoso
al momento questo è quanto vedo

Il cercare l'autorità e il negarla allo stesso tempo è una cosa che ci accomuna...
Certe volte si avrebbe bisogno di una persona di cui fidarsi ma va a finire che non ci si fida di nessuno tranne che di se stessi e delle proprie intuizioni.
Questo accade o quando da piccoli ci si è sentiti traditi da chi ci si fidava (perchè altro non si poteva fare, bisognava fare come volevano loro e basta) oppure perchè ci si è trovati ad affrontare da soli la vita troppo presto.... da adulti però, coprendo il ruolo che avevano con noi, si riesce a comprendere e perdonare e questo è bene, portare avanti un rancore è controproducente.
Però basta un'osservazione, una critica, a mettere in crisi e allora si reagisce perchè non si accetta da chicchessia (dopo la fatica che abbiamo fatto per arrivare dove siamo), ma solo da chi stimiamo migliore di noi, "perfettibile".
Se si è tanto sensibili alle osservazioni, almeno per mia esperienza, è perchè sotto sotto si sente che quell'osservazione potrebbe essere giusta e bisognerebbe farne tesoro, lo so è difficile, perchè a me succede che quando mi fanno un'osservazione mi sento colta in fallo e sul momento non so come reagire...
Se invece l'osservazione è ingiusta e la persona che la fa dovrebbe prima guardare se stessa, vado in crisi lo stesso, perchè prima di parlare mi faccio mille scrupoli e non trovo subito la forza di dirglielo.
Ma in un'altra occasione trovo il modo di dirglielo che cosa vedo che non va, ma non attaccato al momento dell'osservazione nei miei confronti, ma in tempi diversi...
Comunque quando si pensa di essere nel giusto, le osservazioni dovrebbero passare senza far male, quelle che fanno male vuol dire che qualcosa hanno toccato... ripeto, questa è la mia esperienza.
Certe volte si avrebbe bisogno di qualcuno che ci dica se quello che facciamo è giusto o sbagliato, una persona che riteniamo affidabile e "perfettibile" da tenere come punto di riferimento, io l'ho trovata in un'amica ma comunque anche qui qualcosa non va, perchè quando mi dice qualcosa che non voglio sentire poi va a finire che faccio di testa mia... e allora che le chiedo a fare ???
Me la raccanto dicendo che lei ha un vissuto diverso che non è il mio e che nessuno può sentirsi nei miei panni come mi sento io, così non mi fido, però ci tengo comunque ad avere un parere diverso dal mio su cui poi confrontare le mie scelte...
Tutto questo mi fa sorgere una domanda: quand'è che ci si può definire maturi ?
Quando facciamo come i frutti che giunti a maturazione si staccano dall'albero perchè l'albero ha già dato tutto quello che doveva dare ?
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