Citazione:
Originalmente inviato da Uno
bingo.... quando non si riesce più a saltarne fuori, si "annoda" tutto e piano piano la vita non è più possibile, dove metteresti le nuove memorie?
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Ragionandoci però c'è un'altra cosa che mi fa sorgere dubbi. Se elaboro le memorie e se questa elaborazione alla fin fine corrisponde nel "fare una copia" della memoria in altro archivio migliore e più duraturo, oltre che adatto ad altri ambienti, che succede della memoria che ho elaborato? Mica sparisce... o si? Com'è che si crea più spazio?
Io pensavo che questa elaborazione, essendo anche una sistemazione, ottimizzi lo spazio a disposizione nel corpo fisico (oltre alla copia intendo)... un po' come i libri messi bene negli scaffali o ammucchiati in pile sparse... il che permette l'ingresso di nuove memorie e quindi, un lavoro di questo genere, permetterebbe per esempio una vecchiaia con una memoria più funzionante.
Oppure (o anche), parlando di sublimazione, questo lavorio immaginavo che riducesse l'ingombro (riducendo la densità) e quindi ne sta di più (la faccenda dei ricordi svuotati).
Certo, se l'elaborazone "trasferisse" la memoria o parte di essa allora non ci sarebbe limite, ma può andar via da dove è?
La mia "teoria" attuale, basata anche su quel che riesco a percepire degli effetti sul lavoro su me stesso è che lavorando un ricordo lo svuoto dell'energia che vi ho lasciato e nel corpo resta la forma vuota (tipo crosta di formaggio) e il resto si trasferisce in altro archivio (il formaggio). Quindi è tutto accessibile ma anche consumato.
Mi manca un pezzo però no?