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Sole 16-03-2008 15.48.26

Le illuminazioni di Celestino: la Sincronicità
 
La storia narrata da James Redfield nel suo famoso romanzo "La profezia di Celestino", già citato da Red nella discussione sui drammi della personalità, lascia tanti spunti di riflessione, piccoli indizi per cominciare a cercare e\o chiarirsi piccole e grandi domande con dubbi che chiunque può avere.
R. per illuminazione intende quelle piccole scoperte, cerchi che quadrano, e che danno il senso a qualcosa che ci accade fino ad arrivare a comprendere la Realtà che ci circonda per come oggettivamente essa è.


La prima illuminazione, o presa di coscienza, è la così detta Sincronicità, termine introdotto da Jung che stava ad indicare, secondo le sue osservazioni, una comunanza di eventi tra di loro apparentemente distanti ma che sono legati insieme dal significato che porta l'evento con se verso il soggetto che lo riceve.

A chi non è mai capitato di domandarsi se le cose che accadono nella nostra vita sono frutto di un caso oppure di un disegno che attiriamo?
Secondo la legge di sincronicità tutto accade perchè si possa seguire un determinato percorso. Spesso e volentieri siamo noi stessi ad interpretare presagi o messaggi nelle piccole cose della vita che per altri non avrebbero alcun senso, ma siamo noi anche ad averli voluti vedere perchè attratti verso un certo punto, uno scopo o una strada.

Il primo passo verso un certo percorso di ricerca del reale è rendersi conto che nulla è un caso, a partire dalla vita e finire con che cosa mangiamo ogni giorno. Accogliere i messaggi che attiriamo per aiutarci a capire chi siamo e dove andiamo.

Quando ci accaniamo contro la sfortuna è perchè non vediamo dei messaggi..
MI rendo conto che a volte è davvero molto, molto difficile riuscire a comprendere ed accettare certe cose che ci accadono, ma forse ne sono accadute altre prima e le abbiamo sottovalutarte, oppure le abbiamo nonconsiderate, e dalla Vita e dal suo insegnamento non si fugge. Il discorso porta con se tantissime considerazioni, su ciò che vogliamo vedere e ciò ceh lasciamo accadere..


Per molti saranno discorsi triti e ritriti eppure spesso son dimenticati nel cassetto e ci si lascia vivere senza osservare ciò che ci accade. L'illuminazione di cui si parla, la prima, vuole invece fermare nella coscienza questo concetto, renderlo sempre presente affinchè ogni cosa sia un percorso verso ciò che realmente il nostro Essere Vuole. E non ci sono vie per scappare a Lui.

dafne 17-03-2008 11.51.53

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 51044)

Per molti saranno discorsi triti e ritriti eppure spesso son dimenticati nel cassetto e ci si lascia vivere senza osservare ciò che ci accade. L'illuminazione di cui si parla, la prima, vuole invece fermare nella coscienza questo concetto, renderlo sempre presente affinchè ogni cosa sia un percorso verso ciò che realmente il nostro Essere Vuole. E non ci sono vie per scappare a Lui.

Saranno anche discorsi triti e ritriti ma non vanno lasciati da parte, specie perchè c'è sempre un particolare che può sfuggire ..
Stò vivendo un particolare periodo della mia vita, anzi, si stà chiudendo per la verità, un periodo che ho definito "plastico", uno di quei rari momenti nella vita in cui si riesce a percepire che si è ad un incrocio e tutto è possibile. Ho deciso di seguire i segnali, anche se non è sempre così facile come sembra a dirlo e mi rendo conto che dall'esterno certi miei atteggiamenti passano come incoscienza o superficialità ma sento che devo essere molto attenta e pronta perchè c'è la possibilità che la scelta giusta nel momento giusto mi fugga via.
Ho anche sempre un certo timore di non vedere o di capire male ma l'unico modo per riuscire a comprendere le proprie sensazioni non è forse vivendole? nonso.gif

turaz 17-03-2008 12.19.11

nulla è un caso.
il caso è la spiegazione mentale a ciò che non si conosce...
torno in silenzio.

ciauzz

Faltea 17-03-2008 14.37.11

Mi sono trovata spesso ad affrontare il concetto di "caso", specialmente quando si cerca di far capire che appunto non esiste.
Forse non riusciamo a comprenderlo al momento, ma con il passare del tempo le vedute si ampliano e ritornando con il pensiero a quel determinato "caso" si scopre che senza di esso ciò che ora abbiamo non ci sarebbe.

Mi sono spesso chiesta se sia una capacità personale riuscire a vedere i messaggi (ad interpretarli) o se sia una cosa accessibile a chiunque..
Vado a spiegarmi meglio...
Ho una carissima amica, che come me sta facendo un certo tipo di percorso di crescita, comprende la mia definizione di caso-non-esiste e occhio-ai-messaggi..
Però non c'è verso che li capisca, io provo a darle la mia interpretazione per aiutarla ma non è corretto in quanto è fondamentale la relazione soggettiva che si ha con il proprio messaggio. Da me potrebbe essere interpretato diversamente.
Al contrario lei ha una vita onirica invidiabile, piena di messaggi che gli sono chiari e ben definiti mentre io vago nel buio completo, raramente ricordo un sogno.
E' come se io "vedessi" i messaggi che si presentano nella quotidianità (una capacità) e lei avesse accesso ad una porta onirica (altro tipo di capacità).
Che sia soggettivo il modo di "vedere" i messaggi? C'è chi li percepisce in sogno, chi nel quotidiano, chi....
Credo non sia possibile che io abbia accesso alla sua porta/metodo e lei alla mia... o no?

turaz 17-03-2008 14.50.44

a mio avviso ognuno ha delle "predisposizioni" (via preferenziale) a un certo tipo di messaggi piuttosto che ad altri.
ma nella vita può sviluppare altri percorsi e vie.

Uno 17-03-2008 16.52.31

Citazione:

Originalmente inviato da Faltea (Messaggio 51083)
Che sia soggettivo il modo di "vedere" i messaggi? C'è chi li percepisce in sogno, chi nel quotidiano, chi....
Credo non sia possibile che io abbia accesso alla sua porta/metodo e lei alla mia... o no?

Nella prima frase hai descritto una grande verità, nella seconda hai un pò perso la strada, il modo è soggettivo, ma il tessuto in cui viaggiano i messaggi è lo stesso, in un certo senso (non è perfetta al 100% come definizione ma accontentatevi) potremmo dire che un mistico sogna e riceve messaggi ad occhi completamente aperti che però non vedono la realtà (intesa come mondo concreto).
Sia chiaro che sto parlando di un sognare diverso da fantasticare, parlo della percezione di un ambiente sottostante la realtà concreta, ma non meno reale, semmai meno concreto

Legando il tutto al discorso, se valuto solo la realtà concreta, posso vedere i nessi solo dopo che sono accaduti, purchè io abbia abbastanza memoria e capacità di mettere in realzioni le cose, se sono capace o imparo ad utilizzare anche la realtà che conosciamo come inconcreta, non stabile siamo in grado di avvertire (proprio in grado di comprendere è cosa per pochi e a vari livelli) anche le relazioni di causa ed effetto che corrono in un verso temporale opposto a quello che consideriamo concreto (concreto, che adddensa, che coagula, materializza).
Sono certo che sto incasinando profondamente il discorso (anche andando un pò O.T.), ma lascio altri spunti di espansione, se esiste un concretizzarsi degli eventi che procede da uno stato informe e che corrisponde al nostro passato, deve per forza di cose esistere anche un concretizzarsi (seppur da noi percepito come solvere, disgregarsi) che procede dal futuro verso il passato.
Questi brevi spunti aprono la possibilità di comprendere alcune cose:
le cause e gli effetti non seguono solo la linea passato futuro
dal nostro punto di vista il coagularsi è procedere verso il futuro, il solvere verso il passato, le cose sono invertite se lo vediamo nella realtà non concreta, nei messaggi che possiamo cogliere.
se invertiamo con le nostre azioni i processi (solvere verso il futuro e coagulare verso il passato) siamo fuori dal mondo, fantastichiamo e cose simili.
(quando dico andare verso il passato non intendo ricordare o vivere nel passato, come quando dico andare verso il futuro non intendo cercare di prevedere ciò che succederà, anche se questo può accadare).

Post lunghissimo ( e scritto di corsa) ma sono certo che qualcuno pian piano lo smatasserà (anche in nuovi discorsi se serve)

turaz 17-03-2008 17.33.04

nella sostanza arrivano "messaggi" e indicazioni di un futuro "futuribile" sempre che nel presente si pensi , parli e agisca in un certo qual modo.

quanto il Se ci mostra rappresenta come potremmo essere.
A tal fine occorre pensare, parlare e agire nel presente ALTRIMENTI come dice capo uno ci si perde nel fantasticare.
pensieri parole e azioni.
l'obiettivo è quello che si "intravede" e ci arriva a volte sotto forma di messaggi onirici o visioni mistiche.
e come una freccia nel presente occorre agire secondo quei dettami per realizzare nel qui e ora.

Uno 17-03-2008 18.23.39

1 Allegato/i
E' uno dei futuri possibili si ma anche gli altri concorrono a ciò che siamo, incontriamo, facciamo etc etc... oggi, compresi i messaggi che recepiamo.
E' il discorso delle infinite rette
Allegato 1547

che arrivano e vanno ovunque e con qualsiasi direzione, il punto in cui noi siamo determina ciò che siamo, però ne percepiamo una sola e con una sola direzione.

Solvere il passato non significa il nostro passato, quello che noi ricordiamo come passato, significa un movimento che va verso ciò che percepiamo come passato di scioglimento per ricreare la condizione che defluirà in ciò che siamo ora. Questo implica anche gli altri possibili passati. Lo so che è una cosa enorme da far entrare dentro una mente umana e non pretendo di riuscirci con un post.... ma è molto importante cercare di comprenderlo più possibile, come si può e si riesce.
Per essere oggi quello che sono ci deve anche essere un Uno che nel futuro (quello che percepiamo come tale, e non uno solo, quello che la mia coscienza effettivamente vivrà e che sarà a sua volta la risultanza di altre rette) sarà in un certo qual modo, senza quell'Uno che sarà così io non posso essere oggi così, senza quegli Uno che saranno così io non potrei essere così, senza quegli uno che erano (o potevano, vista dalla coscienza unidimensionale) essere così io non potrei essere così.

Lascio sedimentare....

turaz 17-03-2008 18.29.50

vediamo se qualcosa mi è arrivato e se ho ben inteso cosa asserisci.
intendi dire più o meno che quanto sono nel qui e ora è il risultato di scelte compiute da me in un range infinito di altri "me" nel passato e nel futuro.
quindi per "solvere il passato" intendi in un certo qual modo "sbloccare" determinate situazioni (che altrimenti rivivo sempre allo stesso modo) in modo da non avere "residui" nel qui e ora ricreando un altro "me" più confacente alla nuova immagine arrivatami da quell'altro "me" futuro.

quindi vediamo il Se mi manda un messaggio dal futuro dicendomi come potrei essere e per arrivare a coagulare quanto ho intravisto mi occorre "solvere" qualcosa dei miei blocchi passati per essere nel qui e ora più "vicino" a quanto intravisto.

e quando al posto di un piede (intravisto) metterò un piede nel qui e ora (mi viene questo logion) sarò nel "regno"

griselda 17-03-2008 19.18.12

Ipotesi fantascientifica
 
Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 51091)
E' uno dei futuri possibili si ma anche gli altri concorrono a ciò che siamo, incontriamo, facciamo etc etc... oggi, compresi i messaggi che recepiamo.
E' il discorso delle infinite rette
Allegato 1547

che arrivano e vanno ovunque e con qualsiasi direzione, il punto in cui noi siamo determina ciò che siamo, però ne percepiamo una sola e con una sola direzione.

Solvere il passato non significa il nostro passato, quello che noi ricordiamo come passato, significa un movimento che va verso ciò che percepiamo come passato di scioglimento per ricreare la condizione che defluirà in ciò che siamo ora. Questo implica anche gli altri possibili passati. Lo so che è una cosa enorme da far entrare dentro una mente umana e non pretendo di riuscirci con un post.... ma è molto importante cercare di comprenderlo più possibile, come si può e si riesce.
Per essere oggi quello che sono ci deve anche essere un Uno che nel futuro (quello che percepiamo come tale, e non uno solo, quello che la mia coscienza effettivamente vivrà e che sarà a sua volta la risultanza di altre rette) sarà in un certo qual modo, senza quell'Uno che sarà così io non posso essere oggi così, senza quegli Uno che saranno così io non potrei essere così, senza quegli uno che erano (o potevano, vista dalla coscienza unidimensionale) essere così io non potrei essere così.

Lascio sedimentare....

Se una retta è il passato il presente e il futuro l’esistenza finita insomma, di esse ve ne sono diverse, diversi passati diversi futuri. Il messaggio può essere un contatto nel qui ed ora per poter deviare nel qual caso si è presa una retta che non ci porterebbe a chi lancia il messaggio, l’ipotetico noi, che nel momento in cui cambiamo il presente, anche la retta diviene diversa rispetto al passato, perché quel passato diviene il passato di chi vive verso quel futuro. Non è facile da spiegare ma sembrerebbe tutto già esistente e collegato solo da possibili intersezioni che ne creerebbero il finale diverso. Inizio con il passato verde, ma se mi sposto sulla retta rossa anche il mio passato cambia da verde a rosso e così via.
I passaggi potrebbero esistere nel momento delle ottave è li che si può fare il cambio. Mi è venuto in mente Donny Darco.
I messaggi dei sogni o la sicronicità di alcuni avvenimenti concatenati dovrebbe farci individuare il momento del salto.

turaz 17-03-2008 19.33.32

mmm non sono così d'accordo sull'ultima parte.
perchè quelle simultaneità o sincronicità possono anche persistere per notevole tempo e addirittura rimanere sempre presenti. (anzi a mio avviso se fossero sempre presenti l'obiettivo o "salto" lo si farebbe ben più in fretta) e anzi a mio avviso sarebbe auspicabile si mantenesse quella "visione" delle cose.
secondo me la sincronicità, il saperla "vedere" è come un amico (il suo Se) che ti sta dicendo "guarda che sei sulla strada giusta e per dimostrartelo ti mostro questo"
trattasi a mio avviso di un continuo contatto con il Tuo Se senza dispersione nel mentre operi.
è una "dote" in un certo qual modo che sviluppi via via che sei incamminato.
all'inizio si presenta come una "sorpresa" quindi come una chiave possibile di volta o salto (come dici tu)
successivamente più dai ascolto a te stesso più diventa parte integrante della tua esperienza
a mio parere sia chiaro...

RedWitch 25-03-2008 17.55.06

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 51091)
....................
Per essere oggi quello che sono ci deve anche essere un Uno che nel futuro (quello che percepiamo come tale, e non uno solo, quello che la mia coscienza effettivamente vivrà e che sarà a sua volta la risultanza di altre rette) sarà in un certo qual modo, senza quell'Uno che sarà così io non posso essere oggi così, senza quegli Uno che saranno così io non potrei essere così, senza quegli uno che erano (o potevano, vista dalla coscienza unidimensionale) essere così io non potrei essere così.

Lascio sedimentare....

Riprendo un attimo da qui, non riesco proprio a capire questo discorso Uno, quello che siamo, che siamo, dipende da tutta una serie di possibilità passate e future? Quello che non siamo stati ma saremmo potuti essere se avessimo scelto altre strade nel momento dell'intersezione?
Ed esistono possibilità, di cui, pur non avendole effettivamente vissute, percepite (o che percepiremo) che concorrono alla risultante? a come siamo oggi?

Potresti eventualmente riprovare a spiegarlo con altre parole? (abbi pazienza, scusami, ma non ci sono per nulla..)

Ray 25-03-2008 19.48.19

Ci provo anch'io, così vedo cosa capisco.

Mi vedo la cosa come su un enorme foglio di carta millimetrata (ma va bene qualsiasi grandezza di quadratini) e ad ogni punto corrisponde un ray di un determinato momento. Il ray di asesso è quindi un punto su quel foglio, ma questo fa si che ci sono tantissimi (infiniti se il foglio non ha limiti da quella parte) altri ray sulla stassa linea di tempo (adesso) che sono ray possibili e non quello che io sto vivendo con la coscienza.
Ognuno di questi ray, compreso quello che vivo, è la risultante di tutti gli altri puntini del foglio, sia i ray passati che sono effettivamente stato, sia tutti gli altri ray possibili che, in quanto tali, permettono l'esistenza (che poi è quella particolare che si è menifestata se guardiamo la cosa dal limitato punto di vista del singolo punto) dei vari puntini. Togline uno e casca tutto il palco.
Questo discorso chiaramente toglie valenza passato-futuro in termini di esistenza, nel senso che il fatto che dal punto di vista del singolo puntino ci siano punti "dietro" e punti "davanti" non fa si che certi esistano più o meno di altri. Sono tutti punti che devono esistere.

Per far si che il ray che sono sia proprio come sono ci vogliono tutte le altre possibilità sia passate che future e non solo quelle che quasto particolare ray percepisce come suo passato (l'ipotetica linea che unisce i puntini dei vari ray che lui ha vissuto con la coscienza) e che, allo stesso modo, percepirà quando non saranno più per lui futuro.

Solvere verso il passato quindi non può implicare solo i puntini su quella linea ma deve anche implicare tutti gli altri puntini possibili, che avrebbero potuto essere ray ma che non sono stati questo particolare ray.
Questo paricolare ray che, per esempio rispetto ad un altro qualisasi ray futuro, fa parte di un passato da solvere, sia che stia sulla sua linea passata che fuori, come sua possibilità.

Il foglio, l'insieme dei puntini, rappresenta tutte le possibilità di ray (che sono ancora particolari rispetto a tutti i possibili infiniti fogli) e ho idea che solo "realizzandole" tutte ci si può dire Uomo (o Ray), dove quel "realizzare" è com-prendere in se, secondo la vera accezione del termine.

Mi piacerebbe sapere quanto casino ho fatto...

dafne 25-03-2008 21.42.38

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 51091)

Solvere il passato non significa il nostro passato, quello che noi ricordiamo come passato, significa un movimento che va verso ciò che percepiamo come passato di scioglimento per ricreare la condizione che defluirà in ciò che siamo ora. Questo implica anche gli altri possibili passati. Lo so che è una cosa enorme da far entrare dentro una mente umana e non pretendo di riuscirci con un post.... ma è molto importante cercare di comprenderlo più possibile, come si può e si riesce.


Lascio sedimentare....

in effetti tutto non ci entra nella mia testolina icon_mrgr: ma mi capita di pensare, leggendo queste righe a cosa voglia dire solvere il passato. Fino a qualche tempo fà ero convinta che esistesse un solo passato e cioè quello fisicamente vissuto, poi iniziando a parlare di me e dei miei blocchi, e quindi obbligandomi a tornare indietro mi sono resa conto che spesso, se non sempre, ricordo lo stesso fatto in modi diversi,alle volte lo cerco nella memoria e non sò più quale dei tanti ricordi sia quello giusto, devo sforzarmi un bel pò e ci riesco solo a volte (e non sò quanto sia vero e quanto perchè ho definitivamente deciso che versione tenere). Così come persone a me vicine possono ricordare quello stesso fatto in modo diversissimo.
Un altro collegamento che faccio a questo discorso è come, ricapitolando (o almeno cercando di farlodiavolo.g: ) un fatto doloroso ricordato e compreso, accettato, smette di fare male. Possiamo forse dire che pur essendo accaduto davvero noi abbiamo ripercorso e cambiato il passato nel nostro presente? Uhm, non so se mi sono spiegata però che io mi sia fatta la pipì addosso in classe in terza elementare è un fatto certo, l'umiliazione della bimba però ha fatto spazio alla comprensione dell'adulta. Mi sono spostata su un passato diverso? E' questo che s'intende con il solvere i possibili passati?
manata.gif ci ho provato
:C:

Ray 25-03-2008 22.07.48

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 51394)
un fatto doloroso ricordato e compreso, accettato, smette di fare male.

Questo punto, che c'entri, non c'entri o c'entri solo marginalmente col discorso, è comunque importante, anche in relazione ad altri tread.
Smette di fare male perchè è solto e quindi, non essendo più coagulato, non è più in grado di attrarre energie (oltre ad aver liberato quelle che vi erano imprigionete, energie di legame). Perchè qualcosa faccia male deve avere energia 8cosa è il dolore se non una vibrazione energetica di un certo tipo?)

Uno 27-03-2008 22.33.59

Grosso modo l'idea che si è fatta Ray è corretta.

Fino ad un certo livello riusciamo a vedere anche razionalmente come funziona, facciamo degli esempi.
Mettiamo che io sia un ingegnere, per essere io un ingegnere non devo essere morto a 10 anni, non devo aver iniziato a lavorare a 16, non devo aver avuto l'impossibilità economica per poter studiare, non devo aver passato tutta la mia vita pensando solo alle donne etc etc... è solo un esempio, ma quello che volevo far capire è che per ogni cosa che siamo ce ne sono un'infinità che non dobbiamo essere, un'infinità che non siamo stati perchè abbiamo concentrato la nostra attenzione diversamente etc etc... in sintesi per ogni scelta che facciamo ce ne sono infinite che scartiamo per forza, per mancanza di risorse o per incompatibilità con la scelta fatta, e ci sono anche infinite scelte collaterali a quella fatta.
Quindi possiamo dire, anche senza impelagarci in discorsi su altre dimensioni e universi paralleli (che pur esistono), che in ogni istante già siamo il risultato di inifinite possibilità che potremmo essere e non siamo a favore di come siamo realmente.
Da qui è già "semplice" pensare che "moltiplicando" la cosa con tutte le scelte fatte in passato la matrice di quello che siamo, la nostra trama è parecchio complicata.
Per ora mi fermerei, lasciando indietro il futuro (scusate il gioco di parole icon_mrgr:), ma continuo.

turaz 28-03-2008 11.29.47

nella mia esperienza nel momento in cui ho smesso di "giudicare" le mie scelte e quelle altrui come "negative" o "positive" caricandole di peso qualcosa in me è scattato.
quando in un certo senso mi sono "abbandonato" al testimone (o osservatore) sostituendo il giudice mentale sono caduti dei veli.
quando quei veli sono caduti le sincronicità o coincidenze sono "apparse" sul mio cammino.
si sono in un certo senso "disvelate".
e per mia scelta nel momento in cui ho imparato ad ascoltare maggiormente la vocina interiore (ritengo sia l'anima) e sublime ho iniziato a seguire un percorso differente legato ad essa .
le sincronicità sono rimaste sul mio cammino

RedWitch 28-03-2008 11.35.48

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 51498)
................
Quindi possiamo dire, anche senza impelagarci in discorsi su altre dimensioni e universi paralleli (che pur esistono), che in ogni istante già siamo il risultato di inifinite possibilità che potremmo essere e non siamo a favore di come siamo realmente.
Da qui è già "semplice" pensare che "moltiplicando" la cosa con tutte le scelte fatte in passato la matrice di quello che siamo, la nostra trama è parecchio complicata.
Per ora mi fermerei, lasciando indietro il futuro (scusate il gioco di parole icon_mrgr:), ma continuo.

Questo significa , che contrariamente a quanto pensavo, noi non siamo il risultato delle nostre scelte, ma siamo il risultato di tutte quelle possibilità che abbiamo avuto e che non abbiamo preso, perchè concentrati su altro, perchè non potevamo, o anche semplicemente perchè non le vedevamo. Significa anche che se Cresco in qualche modo , ho anche la possibilità di vedere più possibilità di scelta a mia disposizione, se prima ne vedo 2 o 3 posso arrivare a vederne di più ( ed essere più liberi in un certo senso).. e di conseguenza avere un range più ampio.. Caspita, adesso quel foglio di cui parlava Ray lo "vedo" enorme pensando che in ogni momento della nostra vita compiamo scelte, dalle più piccole alle più grandi... e adesso mi è anche più chiaro quello che si intende con "la scelta, è una rinuncia"...

turaz 28-03-2008 11.44.32

è il nostro "giudizio" a limitare le nostre scelte...
dei maestri spirituali dicevano "per la Mente non esiste scelta, per la mente si"

Uno 28-03-2008 21.07.48

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 51508)
Questo significa , che contrariamente a quanto pensavo, noi non siamo il risultato delle nostre scelte, ma siamo il risultato di tutte quelle possibilità che abbiamo avuto e che non abbiamo preso, perchè concentrati su altro, perchè non potevamo, o anche semplicemente perchè non le vedevamo.

Io direi che siamo il risultato delle nostre scelte, ma che queste dipendono dalle non scelte.
Invece è perfetta la citazione "la scelta è una rinuncia" che si può invertire cambiando completamente il senso in: "(anche) la rinuncia è una scelta".
Una scelta portata avanti con forza significa volontà, e dato che quest'ultima manca a parecchi pochi scelgono realmente, pochi sanno rinunciare a qualcosa per avere altro, tutti vogliono tutto e non arrivano mai ad avere quella che era la prima scelta. Un esempio attuale è quel 3d (da cui mi sono astenuto per evitare di essere crudo) sulla donna che vuole diventare uomo ma anche partorire, certo è bello giocare ad asso pigliatutto, però se la potrà raccontare ma in questo modo non diventerà mai un uomo e neanche una mamma. Ci sono cose che possono non escludersi a vicenda anche se sembrano opposte, sono quelle che definivo compatibili, in ogni caso si condizionano ma possono essere portate avanti insieme senza snaturare una o l'altra. Per esempio una donna potrebbe guidare il camion ed essere femminile lo stesso, in ogni caso assumerà qualche tratto derivato dalla professione però può portare avanti entrambe le cose volendo. Invece se una donna (o un uomo) volesse fare danza classica e culturismo non farebbe veramente nessuna delle due, quindi non sceglierebbe.

Vado avanti ancora un pelo, come integriamo il futuro nella faccenda?
Rimango sempre sul razionale, se fra 2 anni sarò un ingegnere oggi devo essere uno studente, quindi quel futuro sta già condizionando ciò che sono oggi, anche coloro che vivono (o credono di vivere) alla giornata in qualche modo sono condizionati dalla cosa, per esempio per essere un 400entenne tra dieci anni oggi devo avere 390 anni.

Fino adesso siamo rimasti sull'ultra razionale, ma visto che siamo in esoterismo possiamo anche iniziare a sbilanciarci un pò.
Sappiamo (anche razionalmente) che per poter esistere la bellezza deve esistere qualcuno brutto etc etc... il solito discorso insomma, questo vale anche all'interno del nostro essere, di quello che siamo, perchè io possa essere bello (esempio eh...) deve per forza esistere un me brutto da qualche parte, addirittura deve esserci una qualche parte in cui io non esisto.

Mi rifermo

Ray 29-03-2008 00.00.24

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 51527)
Fino adesso siamo rimasti sull'ultra razionale, ma visto che siamo in esoterismo possiamo anche iniziare a sbilanciarci un pò.
Sappiamo (anche razionalmente) che per poter esistere la bellezza deve esistere qualcuno brutto etc etc... il solito discorso insomma, questo vale anche all'interno del nostro essere, di quello che siamo, perchè io possa essere bello (esempio eh...) deve per forza esistere un me brutto da qualche parte, addirittura deve esserci una qualche parte in cui io non esisto.

Mi rifermo

Ecco. Questo ovviamente ha delle conseguenze che vanno ben al di la del bello-brutto.
Significa che per essere "sano" ci deve essere un ray pazzo, per essere vivo uno morto, per essere santo un diavolo, per essere magnanimo un vendicativo e così via... c'è un ray assassino, uno stupratore eccetera... così come ce n'è uno santo, uno buono davvero e via così.

Per "individuare" Ray tutti questi ray (temo) devono essere com-presi (e già solo prenderli non è facile) che si siano manifestati in passato oppure no, che si manifestino in futuro oppure no.
Ma su sta cosa del futuro avrei una domanda. Ho idea che se comprendo un ray qualsiasi che non si è manifestato ma avrebbe potuto manifestarsi allora lo libero o in un certo senso mi libero di lui, nel senso che da quel momento posso davvero decidere se e quandi (mai) si manifesterà... senza ciò, quello che non vedo può agire. Ma se è così, in un certo modo che adesso non so dire meglio, tramite il passato com-prendiamo il futuro. O no?

Kael 29-03-2008 00.51.00

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 51527)
Vado avanti ancora un pelo, come integriamo il futuro nella faccenda?
Rimango sempre sul razionale, se fra 2 anni sarò un ingegnere oggi devo essere uno studente, quindi quel futuro sta già condizionando ciò che sono oggi, anche coloro che vivono (o credono di vivere) alla giornata in qualche modo sono condizionati dalla cosa, per esempio per essere un 400entenne tra dieci anni oggi devo avere 390 anni.

Se fra 2 anni sarò un ingegnere, ma oggi sto studiando economia, gli esami inizieranno ad andarmi talmente male che deciderò di cambiare facoltà, e guarda "caso" mi iscriverò ad ingegneria...

Se fra 2 anni sarò qualcosa di diverso dalla sportivo che sono ora, che non fa altro che allenarsi tutto il giorno, guarda" caso" mi succederà qualcosa (magari un trauma fisico) per cui dovrò dire addio alla carriera agonistica...

Sono due esempi di come anche il futuro ci condiziona, un movimento futuro-passato coagulante (che si concretizza in un dato evento, il fallimento negli esami o il trauma fisico) ma che invece noi dal nostro punto di vista percepiamo come un solve, un disfacimento (smetto di essere uno studente di economia, smetto di essere uno sportivo, etc etc..)

cassandra 06-04-2008 20.46.14

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 51536)
Ma su sta cosa del futuro avrei una domanda. Ho idea che se comprendo un ray qualsiasi che non si è manifestato ma avrebbe potuto manifestarsi allora lo libero o in un certo senso mi libero di lui, nel senso che da quel momento posso davvero decidere se e quandi (mai) si manifesterà... senza ciò, quello che non vedo può agire. Ma se è così, in un certo modo che adesso non so dire meglio, tramite il passato com-prendiamo il futuro. O no?



Per sincronicità è possibile..movimenti e scelte che vanno in sincrono..che ti fanno presupporre l'evolversi degli eventi considerando passato e presente.Se resti fermo nell'idea di un te unico,o di pochi altri..e non consideri tutte le potenzialità,(quelle del mazzo di carte del 3d Deus Zeus per intenderci),allora rischi di non completare mai la conoscenza di te,avendone una visione parziale..umana e sincronizzata meccanicamente..proprio come il cambio di un auto.icon_mrgr: Forse da questa consapevolezza, si può partire alla ricerca del bandolo della matassa per comprendere qual'è la Prima Scelta, dell'Essere e per portare avanti quella.

P.S.forse Ray si comprende che quel ray è superfluo..fiori.gif

jezebelius 08-04-2008 15.23.05

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 51536)
Ecco. Questo ovviamente ha delle conseguenze che vanno ben al di la del bello-brutto.
Significa che per essere "sano" ci deve essere un ray pazzo, per essere vivo uno morto, per essere santo un diavolo, per essere magnanimo un vendicativo e così via... c'è un ray assassino, uno stupratore eccetera... così come ce n'è uno santo, uno buono davvero e via così.

Per "individuare" Ray tutti questi ray (temo) devono essere com-presi (e già solo prenderli non è facile) che si siano manifestati in passato oppure no, che si manifestino in futuro oppure no.
Ma su sta cosa del futuro avrei una domanda. Ho idea che se comprendo un ray qualsiasi che non si è manifestato ma avrebbe potuto manifestarsi allora lo libero o in un certo senso mi libero di lui, nel senso che da quel momento posso davvero decidere se e quandi (mai) si manifesterà... senza ciò, quello che non vedo può agire. Ma se è così, in un certo modo che adesso non so dire meglio, tramite il passato com-prendiamo il futuro. O no?

Scusami. Temo di non aver capito.
In pratica fai accenno per caso alla " manifestaziune " di quel ray che una volta, come dire, uscito fuori può essere acchiappato mentre diversamente, se rimanesse in sordina, potresti non comprenderlo?
In che senso " se è così tramite il passato comprendiamo il futuro" ?nonso.gif

Ray 08-04-2008 22.20.28

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 51894)
Scusami. Temo di non aver capito.
In pratica fai accenno per caso alla " manifestaziune " di quel ray che una volta, come dire, uscito fuori può essere acchiappato mentre diversamente, se rimanesse in sordina, potresti non comprenderlo?
In che senso " se è così tramite il passato comprendiamo il futuro" ?nonso.gif

Eh però avevo detto che non lo sapevo spiegare meglio... così non vale.

Bon ci provo con un esempio che però non esprime tutto quello che intendevo: mettiamo che anni fa in una certa occasione ho avuto il desiderio di uccidere qualcuno. Non l'ho fatto. Il ray assassino non si è manifestato. Ma avrebbe potuto. Egli resta potenziale... è una mia possibilità.
Se io non com-prendo quel ray, non lo conosco, e magari lo nego, ecco che egli può agire a mia insaputa e magari manifestarsi in futuro (ma se era una così brava persona... disse il vicino di casa icon_mrgr: ).
Se invece lo comprendo, lo conosco e lo accolgo in me, anche se non fa parte del mio passato ma avrebbe potuto (così come devo accogliere il mio desiderio che invece si è manifestato eccome che io lo neghi o meno) allora ecco che adesso fa parte di me e non è più fuori controllo... io conosco quella mia possibilità e quindi scelgo... agirò e non verrò agito... e ipoteticamente posso anche decidere che non si manifesti mai pur restando una mia possibilità.

Ho com-preso il futuro (non tutto ovviamente).

Se è un po' più chiaro di prima forse si può espandere sta roba a quel che dicevo.
nonso.gif

jezebelius 09-04-2008 12.16.12

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 51907)
Eh però avevo detto che non lo sapevo spiegare meglio... così non vale.

Bon ci provo con un esempio che però non esprime tutto quello che intendevo: mettiamo che anni fa in una certa occasione ho avuto il desiderio di uccidere qualcuno. Non l'ho fatto. Il ray assassino non si è manifestato. Ma avrebbe potuto. Egli resta potenziale... è una mia possibilità.
Se io non com-prendo quel ray, non lo conosco, e magari lo nego, ecco che egli può agire a mia insaputa e magari manifestarsi in futuro (ma se era una così brava persona... disse il vicino di casa icon_mrgr: ).
Se invece lo comprendo, lo conosco e lo accolgo in me, anche se non fa parte del mio passato ma avrebbe potuto (così come devo accogliere il mio desiderio che invece si è manifestato eccome che io lo neghi o meno) allora ecco che adesso fa parte di me e non è più fuori controllo... io conosco quella mia possibilità e quindi scelgo... agirò e non verrò agito... e ipoteticamente posso anche decidere che non si manifesti mai pur restando una mia possibilità.

Ho com-preso il futuro (non tutto ovviamente).

Se è un po' più chiaro di prima forse si può espandere sta roba a quel che dicevo.
nonso.gif

Cerco di vedere se ho capito.
Insomma parli di una possibile manifestazione che, nel passato, ha accennato, diciamo così, ad uscire.
L'esempio che hai fatto secondo me rende.
Credo alla fine che sia come dici ossia che quel si è manifestato, anche se brevemente col desiderio di, tornando al tuo esempio, uccidere qualcuno, lo " imbriglio " ma allo stesso tempo lo incastro nella forma delle mie caratteristiche potenziali.
Quindi una volta " venuto a conoscenza " che in me esiste ( anche ) questa possibilità, questa caratteristica faccio un duplice lavoro: la conosco, si, e allo stesso tempo posso prenderne atto.
Dunque quella manifestazione che nel passato mi ha " spinto " a commettere un'azione ( che poi non ho commesso ) si è portata dietro anche il ( possibile e potenziale ) futuro derivante da quella.

Ray 09-04-2008 12.31.11

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 51918)
Cerco di vedere se ho capito.
Insomma parli di una possibile manifestazione che, nel passato, ha accennato, diciamo così, ad uscire.
L'esempio che hai fatto secondo me rende.
Credo alla fine che sia come dici ossia che quel si è manifestato, anche se brevemente col desiderio di, tornando al tuo esempio, uccidere qualcuno, lo " imbriglio " ma allo stesso tempo lo incastro nella forma delle mie caratteristiche potenziali.
Quindi una volta " venuto a conoscenza " che in me esiste ( anche ) questa possibilità, questa caratteristica faccio un duplice lavoro: la conosco, si, e allo stesso tempo posso prenderne atto.
Dunque quella manifestazione che nel passato mi ha " spinto " a commettere un'azione ( che poi non ho commesso ) si è portata dietro anche il ( possibile e potenziale ) futuro derivante da quella.

Non capisco se hai capito quel che intendevo perchè non capisco bene cosa hai detto icon_mrgr: .

Comunque mi riferivo anche a me possibili che non si sono manifestati per nulla, ma che avrebbero potuto, desiderio o meno (se il desiderio l'ho avuto si è manifestato, non è rimasto potenziale... potenziale è rimasto solo l'atto). Come dire che avrei potuto uccidere. E' una mia possibilità che io voglia farlo o meno e che mi piaccia o no che lo sia. Io potrei uccidere qualcuno. Ma qui finisce che parlaimo di comportamenti e limitiamo assai il discorso.

Infatti ci sono potenziali me che non si sono manifestati ma che avrebbero potuto ma adesso non possono più farlo. Tipo avrei potuto studiare per avvocato. Oppure avrei potuto accettare un invito che ho rifiutato. Anche tutti quelli vanno com-presi.

Tornando al discorso di "liberare il futuro", se riprendo l'esempio dell'uccidere, provo un altro esempio ma ribadisco che è molto limitante la cosa.
Se io ho avuto quel desiderio di uccidere quel potenziale me che uccide si ingrandisce anche se non l'ho fatto. Ogni volta che ho quel desiderio o un pensiero o quel che è e poi lo nego egli si ingrandisce. Potrebbe darsi che la mia storia, fatta da miliardi di piccoli fatti, pensieri, azioni, desideri, prenda una determninata strada per la quale, ad un certo punto, devo manifestare quel determinato me (come quello che uccide) perchè in pratica non ho altra scelta (così come ci capita in tutte quelle azioni che compiamo in virtù di quel che siamo in quel momento, non avremmo potuto fare diversamente).
Se comprendo in me quella mia possibilità e la "vuoto", alla stregua di quel che facciamo (cerchiamo di fare) con i vari piccoli io (che non sono potenziali o perlomeno non del tutto, lo sono solo nel ristretto tempo di quel momento) mi libero dalla strada che mi porta inesorabilmente in quella direzione, dove ad un certo punto manifesterò quel particolare me potenziale. Cioè mi libero da un destino che, a mia insaputa, io stesso avevo contribuito a creare. E posso scegliere.

Come dire che nell'inconsapevolezza delle nostre potenzialità, seguendo una sola linea, ci imbrigliamo sempre più in una determinazione di accadimenti e sempre più siamo costretti a manifestare quelle determinate possibilità (rendendo le altre impossibilità)... ovvero ci imprigioniamo. Leghiamo il futuro e, pur senza conoscerlo, siamo costretti a viverlo.

Se invece comprendiamo i nostri possibili passati apriamo i nostri possibili futuri, comprendendoli in noi come possibilità di scelta e non ci limitiamo più alla costrizione di quello e solo quello.

griselda 09-04-2008 13.58.14

Si potrebbe anche dire che abbiamo un gemello che è l'opposto nostro? Se noi stiamo sempre nel bianco lui diviene sempre più nero e se diviene più grosso di noi più potente poi agisce al posto nostro? Tutto ciò che reprimiamo va ad accrescere lui e se non ce ne rendiamo conto può prendere il nostro posto e mettere in atto tutto ciò che noi abbiamo "delegato" a lui?
nonso.gif

turaz 09-04-2008 14.04.09

eh si... diciamo il doppio eterico
diciamo che più hai pensieri che lo formano più esso si rigenera

jezebelius 09-04-2008 15.13.19

Ah..ok.
Ti riferivi anche a " me possibili " a prescindere dalla manifestazione di questi.
Mi pare che stiamo dicendo la stessa cosa o forse non ho capito una mazza icon_mrgr:.
Cioè quel " me possibile ", manifestato o no, nel passato è un ingresso per un possibile futuro.
Ancora, cerco di renderlo potabile, se ho ucciso qualcuno nel passato di li in poi ho contribuito a " costruire " quel futuro, figlio di quell'azione, quindi processo, galera e via così.
Da ciò mi sarò imbrigliato in quel percorso.

Se invece com-prendo in me quell'azione, figlia di un "me" potenziale, allora avrò compreso anche quel possibile futuro.

In sintesi ogni " me possibile " nel passato è l'ingresso per un me, una linea , una strada che mi riguarda e quindi ciò che viene considerato " vita " altro non è che una serie di percorsi obbligati per manifestare un essere, come dire, il miglior modo possibile che abbiamo per farlo.

Altro è invece, tornando alla liberazione del futuro, il fatto che per fare ciò bisogna " passare " per il passato.
Nel senso che se quella manifestazione potenziale, come dici, la " vuoto" e la faccio mia, avrò fatto mio anche il futuro, la linea di vita, collegato a quella.
A questo punto non sarò più imbrigliato, come prima, in un percorso obbligato - poichè una serie di circostanze mi avrebbero comunque portato a manifestare un certo modo di essere - ma avrò la possibilità di scegliere in maniera cosciente " dove " e cosa voglio essere. nonso.gif

RedWitch 09-04-2008 16.00.09

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 51919)
..........
Comunque mi riferivo anche a me possibili che non si sono manifestati per nulla, ma che avrebbero potuto, desiderio o meno (se il desiderio l'ho avuto si è manifestato, non è rimasto potenziale... potenziale è rimasto solo l'atto). Come dire che avrei potuto uccidere. E' una mia possibilità che io voglia farlo o meno e che mi piaccia o no che lo sia. Io potrei uccidere qualcuno. Ma qui finisce che parlaimo di comportamenti e limitiamo assai il discorso.

Infatti ci sono potenziali me che non si sono manifestati ma che avrebbero potuto ma adesso non possono più farlo. Tipo avrei potuto studiare per avvocato. Oppure avrei potuto accettare un invito che ho rifiutato. Anche tutti quelli vanno com-presi.

Tornando al discorso di "liberare il futuro", se riprendo l'esempio dell'uccidere, provo un altro esempio ma ribadisco che è molto limitante la cosa.
Se io ho avuto quel desiderio di uccidere quel potenziale me che uccide si ingrandisce anche se non l'ho fatto. Ogni volta che ho quel desiderio o un pensiero o quel che è e poi lo nego egli si ingrandisce. Potrebbe darsi che la mia storia, fatta da miliardi di piccoli fatti, pensieri, azioni, desideri, prenda una determninata strada per la quale, ad un certo punto, devo manifestare quel determinato me (come quello che uccide) perchè in pratica non ho altra scelta (così come ci capita in tutte quelle azioni che compiamo in virtù di quel che siamo in quel momento, non avremmo potuto fare diversamente).
Se comprendo in me quella mia possibilità e la "vuoto", alla stregua di quel che facciamo (cerchiamo di fare) con i vari piccoli io (che non sono potenziali o perlomeno non del tutto, lo sono solo nel ristretto tempo di quel momento) mi libero dalla strada che mi porta inesorabilmente in quella direzione, dove ad un certo punto manifesterò quel particolare me potenziale. Cioè mi libero da un destino che, a mia insaputa, io stesso avevo contribuito a creare. E posso scegliere.

Come dire che nell'inconsapevolezza delle nostre potenzialità, seguendo una sola linea, ci imbrigliamo sempre più in una determinazione di accadimenti e sempre più siamo costretti a manifestare quelle determinate possibilità (rendendo le altre impossibilità)... ovvero ci imprigioniamo. Leghiamo il futuro e, pur senza conoscerlo, siamo costretti a viverlo.

Se invece comprendiamo i nostri possibili passati apriamo i nostri possibili futuri, comprendendoli in noi come possibilità di scelta e non ci limitiamo più alla costrizione di quello e solo quello.

Ci provo seguendo il tuo esempio..
Quando ho avuto la possibilità di scegliere se uccidere o meno, ho scelto di non farlo, ho scartato pero' una cosa che ho pensato di fare , che in qualche modo ha preso "corpo" in me. Non uccido, proseguo con la mia vita, ma l'uccidere resta in me latente, perchè a suo tempo, ho scelto di non farlo, e poi non gli ho più badato, non ho guardato quella cosa in faccia, l'ho vista come non mia. Se invece oltre che osservare la mia scelta in quel momento (non uccidere), avessi guardato anche la possibilità di uccidere come "mia" dentro di me, avrei potuto accoglierla (invece in genere scaccio quella possibilità che "non mi piace").
Nel momento in cui accolgo, faccio mia quella possibilità, la vedo come in me, in un certo senso la risolvo, senza che ci sia la necessità di arrivare a vivere davvero l'esperienza, diversamente resta latente, come una bomba ad orologeria, che puo' esplodere in qualsiasi momento... e per vie traverse ci arriverò.

Se "risolvo" entrambe le possibilità il non uccidere e l'uccidere, le vedo entrambe come "mie" (accettate, accolte, liberate) la volta che mi ricapiterà di trovarmi ad un bivio del genere, potrò scegliere davvero, conoscerò entrambe le situazioni, pur avendone effettivamente vissuta solo una e non sarò costretta verso la seconda (uccidere).

Provo un altro esempio, scusate se mi dilungo, ma ho l'impressione che sta cosa sia molto importante..

Mi trovo con Tizio e ho il desiderio di mandarlo a quel paese..
Non lo faccio, modulo il mio comportamento, ma il pensiero mi è passato per la testa.
Se mi dimentico di questa cosa (o non la voglio vedere), finirà che prima o poi ce lo manderò, magari per altri motivi, magari tra 5 anni, ma poichè resta latente in me, prima o poi de devo passare per quell'esperienza si rimanifesterà e a quel punto sarò costretta a mandarcelo..
Se invece scelgo di non farlo, ma osservo anche quel "me" che avrebbe voluto farlo... mi libero in qualche modo di quell'esperienza, di quel "me" che ha quel "desiderio"...

Se ho capito qualcosa del discorso, si allarga enormemente l'osservazione che dovremmo riuscire a tenere su noi stessi.
E' una specie di "ricapitolazione preventiva", non solo su ciò che manifestiamo ma su ciò che potremmo manifestare per il fatto di averlo pensato, o di esserci trovati ad un bivio...come dire, oltre che la scelta, devo prendere in considerazione anche quello a cui ho rinunciato.. mi sembra enorme sta cosa...

turaz 09-04-2008 16.03.55

spesso parlando in questo forum ho usato i termini "perdono" e "amore".
red ha giustamente a mio avviso evidenziato come metta da parte determinate cose di se che non "piacciono" ma quella cosa che prende corpo se non compresa prima o poi riemerge.
Ecco cosa intendo con perdono e amore e quando utilizzarli
Amare anche quella parte di se che non "piace"per poterla accogliere e comprendere in se.

RedWitch 09-04-2008 16.21.29

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 51927)
spesso parlando in questo forum ho usato i termini "perdono" e "amore".
red ha giustamente a mio avviso evidenziato come metta da parte determinate cose di se che non "piacciono" ma quella cosa che prende corpo se non compresa prima o poi riemerge.
Ecco cosa intendo con perdono e amore e quando utilizzarli
Amare anche quella parte di se che non "piace"per poterla accogliere e comprendere in se.

Mi sa che andiamo un po' ot... comunque in caso possiamo aprire a parte un thread su questo argomento se vuoi Turi.
Sono d'accordo con te, anche se vedo la cosa al contrario.. per poterla amare, una cosa che non mi piace in me, devo prima accoglierla e comprenderla. Andando sul pratico, se vedo in me che sono pigra, e non mi piace, faccio finta di non vederlo.. posso anche raccontarmi che amo la "me" pigra, ma rimane un discorso mentale.. sotto sotto ne ho paura, temo questa cosa, e la detesto. La chiamerei repulsione. Non voglio vederla. E' necessario allora guardare questa cosa, anche se fa male, anche se mi fa... schifo, devo conoscerla, farla a pezzi (affettarla, c'era un bel thread su questo argomento), prenderla un po' per volta in me.. è l'unico modo che conosco per accogliere, dopo, una volta conosciuta, subentrano il perdono e l'amore per quell'essere che non poteva fare diversamente...
:C:

turaz 09-04-2008 16.49.41

per partire con il "prenderla in se" a mio avviso inizialmente è più utile se c'è una sospensione di giudizio negativo su di essa.
diciamo che almeno nel mio caso agevola la fase di "osservazione".
cerco di spiegarmi meglio:
poniamo io pensi genericamente che l'essere pigri è negativo.
come dici giustamente la mente "repelle" questo argomento e diciamo così tende a raccontarsela non vedendo.
ecco ho notato come vada quasi "presa per i fondelli" per poter osservare almeno inizialmente.
quindi mi risulta utile smollare il pensiero negativo su quell'argomento.
Ad esempio pensando che male c'è a essere pigri?
così facendo riesco a creare una sorta di sospensione mentale e migliorare l'autoosservazione.
non so se capita solo a me o se è un palliativo

un pò contorto spero si capisca

Ray 10-04-2008 09.28.45

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 51926)
Se ho capito qualcosa del discorso, si allarga enormemente l'osservazione che dovremmo riuscire a tenere su noi stessi.
E' una specie di "ricapitolazione preventiva", non solo su ciò che manifestiamo ma su ciò che potremmo manifestare per il fatto di averlo pensato, o di esserci trovati ad un bivio...come dire, oltre che la scelta, devo prendere in considerazione anche quello a cui ho rinunciato.. mi sembra enorme sta cosa...

Si, intendevo una cosa del genere. Solo che "ricapitolazione preventiva", al di la del paradosso, non la applicherei per quello che non abbiamo manifestato ma avremmo potuto perchè l'abbiamo pensato... se l'abbiamo pensato si è manifestato (il pensiero e non il comportamento) e se lo si ricapitola non è preventivo. L'ho pensato/desiderato prima e lo ricapitolo poi.

Il discorso è ancora più largo... infatti comprende anche quello che avrei potuto pensare/desiderare... anche i me possibili che restano distanti dal me manifesto e non solo quelli che vi si sono avvicinati per "pensieri parole opere e omissioni".

Comunque non è detto che se evito di manifestare una cosa che ho pensato essa per forza si manifesterà in futuro. Il solo fatto di desiderare di uccidere non mi obbligherà per forza a farlo in futuro, ipoteticamente potrei reprimere per sempre (come avviene per moltissimi) o magari verrà incanalato altrove e manifesterò altro con valenze soggettivamente simili. Certo è che se reprimo nutro e rendo più forte e quindi più facile alla manifestazione.

Ray 10-04-2008 09.35.07

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 51933)
per partire con il "prenderla in se" a mio avviso inizialmente è più utile se c'è una sospensione di giudizio negativo su di essa.
diciamo che almeno nel mio caso agevola la fase di "osservazione".
cerco di spiegarmi meglio:
poniamo io pensi genericamente che l'essere pigri è negativo.
come dici giustamente la mente "repelle" questo argomento e diciamo così tende a raccontarsela non vedendo.
ecco ho notato come vada quasi "presa per i fondelli" per poter osservare almeno inizialmente.
quindi mi risulta utile smollare il pensiero negativo su quell'argomento.
Ad esempio pensando che male c'è a essere pigri?
così facendo riesco a creare una sorta di sospensione mentale e migliorare l'autoosservazione.
non so se capita solo a me o se è un palliativo

un pò contorto spero si capisca

Credo sia effettivamente ot, in ogni caso è un po' il solito discorso che fai e chemi trova in disaccordo con la sequenza, come anche diceva Red.
Quello che fai tu è un discoso mentale... è l'approccio della mente che ribalta le cose e le mostra al contrario. La sospensione del giudizio può arrivare solo dopo che hai vissuto negativamente una cosa, dopo che l'hai affrontata e hai affrontato il tuo vissuto negativo con essa. Giudichi male, affronti, osservi e comprendi che il giudizio non serve.
Quel pensare "non c'è niente di male ad essere pigri", che è un obbligarsi a pensarlo anche se non lo si pensa davvero, un atteggiamento mentale artificiale, può davvero essere utile ad affrotare inizialmente la cosa per quelli molto spostati nella mente... l'importante è sapere che è solo mentale questa sospensione e, portato a termine il lavoro, assumerla come stato dell'essere e non come vestito di lavoro.
Insomma, mentalmente quella cosa che descrivi corrisponde ad una tuta da sub per proteggersi in parte dal freddo nell'andare sott'acqua... ok può andare se poi dopo si impara a togliersela, ma non è che sia l'unico giusto e migliore modo... soprattutto migliore.

Ho ricopiato qui

RedWitch 10-04-2008 16.53.20

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 51966)
Si, intendevo una cosa del genere. Solo che "ricapitolazione preventiva", al di la del paradosso, non la applicherei per quello che non abbiamo manifestato ma avremmo potuto perchè l'abbiamo pensato... se l'abbiamo pensato si è manifestato (il pensiero e non il comportamento) e se lo si ricapitola non è preventivo. L'ho pensato/desiderato prima e lo ricapitolo poi.

Il discorso è ancora più largo... infatti comprende anche quello che avrei potuto pensare/desiderare... anche i me possibili che restano distanti dal me manifesto e non solo quelli che vi si sono avvicinati per "pensieri parole opere e omissioni".

Sì è chiaro adesso, si tratta esclusivamente di osservazione e conoscenza anche del non manifestato ma pensato/desiderato, il che potrebbe avvenire solo con una attenta osservazione ogni volta che mi trovo davanti ad una scelta per quanto piccola sia, si tratterebbe di osservare tutti i pensieri che salgono, non solo quello che manifesto e non solo sulla cosa "scelta"... ma di più anche su tutto ciò che avrei potuto.. il che significherebbe pero' riuscire a vedere tante possibilità, vedere anche quelle che non prendo nemmeno in considerazione (per esempio tra l'uccidere e non farlo ci sono una serie di sfumature, sarebbe da riuscire a vedere più opzioni possibili in ogni cosa quindi?)
Per farlo, bisognerebbe essere vicini all'oggettività pero'..

turaz 10-04-2008 18.03.04

per me occorre "attivare" il testimone interiore e osservare per bene i propri pensieri....
cercando di capire la causa scatenante di ciascuno

Ray 11-04-2008 00.42.56

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 51992)
Sì è chiaro adesso, si tratta esclusivamente di osservazione e conoscenza anche del non manifestato ma pensato/desiderato, il che potrebbe avvenire solo con una attenta osservazione ogni volta che mi trovo davanti ad una scelta per quanto piccola sia, si tratterebbe di osservare tutti i pensieri che salgono, non solo quello che manifesto e non solo sulla cosa "scelta"... ma di più anche su tutto ciò che avrei potuto.. il che significherebbe pero' riuscire a vedere tante possibilità, vedere anche quelle che non prendo nemmeno in considerazione (per esempio tra l'uccidere e non farlo ci sono una serie di sfumature, sarebbe da riuscire a vedere più opzioni possibili in ogni cosa quindi?)
Per farlo, bisognerebbe essere vicini all'oggettività pero'..

Già, l'oggettività...

procedendo nel discorso, a questo punto chiunque incontro, qualunque sia la sua manifestazione, devo riconoscere che egli rappresenta un possibile me, indipendentemente dal fatto che mi rispecchi o meno qualcosa. Quindi anche se mi lascia indifferente. Rispecchierebbe se fosse corrispondente ad un me manifesto o che si è manifestato o che era sul punto di farlo, ma anche se non rispecchia può mostrarmi una corrispondenza con un possibile me (che non è lui, lui per me è un'impossibilità, ma ci corrisponde).

E' da questo riconoscimento - e a mio avviso solo da questo - che inizia la sospensione del giudizio... derivante dalla comprensione di una possibilità che, prendendo il mondo che mi circonda in senso ampio, diventa una necessità (tutto prima o poi qui o li deve manifestarsi).
A questo punto nessuno e nessuna manifestazione mi è più indifferente, anche se prima poteva esserlo. E inizia la commozione (com-mozione, muovere con).

stella 11-04-2008 13.33.45

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 52012)
procedendo nel discorso, a questo punto chiunque incontro, qualunque sia la sua manifestazione, devo riconoscere che egli rappresenta un possibile me, indipendentemente dal fatto che mi rispecchi o meno qualcosa.

Vuol dire che siamo tutti uno ma con manifestazioni diverse, da qui la sospensione del giudizio...
Mi ricorda il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso".
Il me stesso che non si è manifestato, ma che avrebbe potuto manifestarsi...
Cosi siamo unici nella nostra manifestazione personale ma sensibili a tutte le altre manifestazioni che non siamo noi, tutte manifestazioni umane in cui ci conosciamo...


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