Differenza tra Ricapitolazione ed Analisi - quale e quando applicare/le
Tenendo come base questo Thread in cui tanto ne abbiamo parlato mi piacerebbe vedere insieme le sostanziali differenze che esistono e perchè una o l'altra e non insieme.
Fondamentalmente e sinteticamente mi verrebbe da dire che la ricapitolazione è una osservazione/visualizzazione di ciò che è accaduto. Una rivisitazione mentale ed emozionale senza nessun tipo di altra interferenza. L'analisi mi verrebbe da difinirla come una, a volte, meticolosa ricerca dell'ago nel pagliaio. Una ricerca razionale e mentale dei fatti accaduti riportati al presente. In questo caso l'osservatore non si limita a ri-vivere ma anche a dare un giudizio di merito alla circostanza e agli attori della stessa. Nel primo caso il ri-vissuto è una strana cosa perchè viene (ri) vissuto oggi qualcosa di passato (vissuto). Vuol dire che ciò che è accaduto ieri lo vivo con il cuore e la mente di oggi, senza opporre alla visualizzazione/ricordo nessuna resistenza mentale o di giudizio. E' un semplice filme che viene proiettato da noi verso noi. Nell'anallisi la mente è attiva e guarda e giudica gli eventi attribuendo una serie di considerazioni. Un metodo che porta si a trovare meccanismi vari ma spesso pecca per l'eccesso di raziocinio nel farlo. Queste le definizioni che ne farei, aspetto le vostre se vi va e poi andiamo un pochino avanti, credo che questo sia un argomento importante da sviscerare :). |
Premetto che analisi in senso strettamente psicologico non l'ho mai fatta qundi non saprei esattamente definirla.
Parlo della mia auto-analisi, per il valore che può avere, cioè un'operazione di natura essenzialmente razionale/psicologica volta a descrivere certe situazioni, le loro presunte cause, i vari svolgimenti ecc. A mio avviso andrebbero fatte entrambe, magari alternandole periodicamente. La sensazione è che la ricapitolazione vaa piùà in profondità, non limitandosi allo sblocco psicologico in senso stretto, ma più complessivo, emotivo ed anche "corporeo". In questo periodo sto essenzialmente ricapitolando e certe volte su cose verso le quali ho già fatto decine e decine di auto-analisi anche in tempo reale, proov comunque sensazioniforti , quasi come essere immerso in una cappa pesante, dalla quale avrei voglia di saltare fuori, di correre e sbattere contro un muro come per spaccare un guscio nel quale sono chiuso. L'analisi, quella personale ripeto, queste esperienze così forti non le da, ma a mio avviso serve anche essa, per avere un quadro più generale, quasi orizzontale rispetto alla veritcalità della ricapitolazione, una mappa per vedere come ci siamo mossi e come ci potremmo/dovremmo muovere in futuro. Una fase quindi precedente e preparatoria alle varie passate di ricapitolazione. |
Io non ho ancora provato la ricapitolazione, per cui non saprei di cosa si tratta, anche se ho letto qualcosina.
Sicuramente l'analisi serve per osservarsi ed avere una visione più obbiettiva su se stessi. Trovare un proprio lato è solo l'inizio poi occorre lavorarci. Forse l'analisi agisce inizialmente a livello conscio, mentre la ricapitolazione come dice Luke, va in profondità e quindi fa uscire anche del rimosso in noi. |
Anche io penso che la ricapitolazione sia più potente. Più che altro penso che si porti dietro una serie di conseguenze per cui risulta più impressionante nell'animo.
Secondo me poi tra le due passa la stessa differenza che passa tra Ricerca e accontentarsi di star bene, il che che non è poco di certo. Dico questo perchè quando analiziamo siamo a raccontare (tra noi stessi o ad altri) gli eventi e li consideriamo come situazioni in cui partecipano tanti attori, consideriamo tutti gli attori. Analizziamo attribuendo una serie di considerazioni e valori a tutti i partecipanti. Anche quando analizziamo solo le nostre azioni sono sempre in relazione a quella persona o quell'evento. Restiamo comunque legati esternamente a qualcosa... non so come dire meglio la sensazione che mi da. Resta qualcosa che non scende a fondo in noi e solo in noi. Quando ricapitoliamo, non importa nulla più cosa e quando e come ha fatto l'altro. L'unica vera sola cosa importante è ciò che noi abbiamo provato e sentito. Non c'è nessuna analisi di chi e di cosa, ma solo il vissuto nostro e solo quello. Questo ci permette di conoscere noi stessi in una maniera molto più profonda, la scomìperta del meccanismo che poi quella volta era nato, è una conseguenza..e arriva in maniera più veloce. Purtroppo per ricapitolare ci vuole una grande concetrazione e molta più forza ancora. Restare sull'emozione e solo su di noi è molto difficile. Ipiccoli io scappano da tutte le parti. Ecco un altro aspetto interessante... si è concentrati solo un io alla volta. La visione oggettiva della situazione può venire solo quando dall'evento è stata tolta la nostra emotività... ma prima analizzare la situazione è sempre guardarla soggettivamente. Sono solo un pò di mie idee e considerazioni. Per me con l'analisi si rischia di girare in tondo per tanto tempo. Ma non voglio assolutamente dire ne passare il messaggio che l'analisi non serva.. serve ma in un momento diverso. |
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Nemmeno io ho mai fatto analisi con un professionista, pero' in linea di massima quella che riesco a fare su me stessa la vedo come un lavoro della mente, a cui manca sempre qualcosa, in sostanza l'analisi è per me un lavoro di conoscenza ma non di risoluzione, mentre la Ricapitolazione permette di sciogliere realmente, e di lasciare andare le persone e le situazioni legate ad un certo ricordo.
L'analisi la associo più ad un lavoro psicologico, mentre la Ricapitolazione all'esoterismo, da una parte quindi un lavoro mentale, dall'altra un lavoro che comprende corpo cuore mente.. e Anima. Per analisi intendo la ricerca meticolosa delle cause ad esempio di una paura, di una fobia, o visto che se ne sta parlando altrove, di un nodo. Mi è capitato a volte di cercare di andare a ritroso, per ritrovare il primo episodio che ha generato una paura, ma anche quando ci sono riuscita ( o mi è solo sembrato?) , questo non mi è servito a gestire la paura.. perchè manca/va sempre qualcosa. Puo' essere che con un professionista la cosa sia diversa, non saprei. |
Io ho fatto esperienza di counseling ed è stato molto proficuo anche se è andato in sinergia col lavoro fatto qui.
Ho una recente esperienza di ricapitolazione, è stato molto difficile riuscire a farlo perchè spostavo continuamente il fuoco dell'attenzione sull'altro..che cosa mi aveva detto, come mi faceva sentire, perchè poteva averlo fatto ecc. Un'analisi accurata ma in effetti era come se quello che volessi cogliere, il mio sentire, venisse palleggiato da me verso l'altro per ritornare a me. Quindi per quel che ne penso ora se siamo di fronte a un evento che ci provoca disagio e dolore (ma potrebbe benissimo anche essere entusiasmo sfrenato e incontrollabile) l'iniziale analisi dei fatti può permetterci di abbassare i toni, circoscrivere l'evento e arginarlo, capire in che direzione puntare osservando l'altro e la cosa che di lui ci dà tanto fastidio. Ricapitolare invece ci mette dentro a quell'evento, si guarda a sè stessi, si sente quel che si prova. Non ci riuscivo, se riuscivo a sentire la rabbia, ad esempio, la spostavo subito in fuori verso chi l'aveva povocata. Di fatto così è ma per ricapitolare, ossia riuscire a capire l'origine di un'emozone esagerata, bisogna cogliere quello che sotto fomenta e non ci si può ragionare troppo ma neanche non farlo. Suppongo che la mente ci permetta di mantenere quel minimo distacco necessario a non farsi travolgere di nuovo dal sentimento riuscendo così a sentire senza spostare. Ecco magari ho intorcolato ancora di più ma sono nuova alla ricapitolazione ed è piuttosto difficile perchè c'è un forte conflitto interno tra il desiderio razionale di risolvere e il bisogno inconscio feroce di non sentire. |
Stavo riflettendo sulla reale obbiettività della ricapitolazione....
Ho recentemente riletto un libro che mi aveva segnato profondamente, mi aveva aperto gli occhi su una visuale diversa della realtà, rileggendolo però mi sono accorta di quanti fronzoli involontari la mia mente ci ha aggiunto e come ha distorto l'essenza di ciò che avevo letto.. |
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Sono d'accordo quando dici che l'analisi è necessaria quando ci serve di fare ordine nel chiacchiericcio e caos della mente che proietta un disastro di cose fuori. E' anche urgente quando si cerca di non farsi tirare da una parte all'altra da tutte le nostre ragioni.. che spesso sono opposte. Poi però penso che è necessario avvicinarsi il più possibile al silenzio. QUesto per sfruttare al massimo le potenzialità di una e dell'altra. Non ritengo però che le due strade vadana comunque praticate propedeuticamente insieme. Una delle diffenze che vedo tra le due è che l'analisi è un gran chiecchierare, mentre la ricapitolazione si avvicina al silenzio, siamo solo noi. Citazione:
La chiamo analisi perchè di analizzare gli eventi in relazioni a noi stessi e viceversa si tratta. |
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E' ovvio che se poi non ci si pone nei confronti del presente in modo più sveglio, anche grazie al fatto di aver visto con la ricapitolazione cosa accade se dormiamo, allora stiamo sempre punto e daccapo.Come spalare la neve, poi rifiocca e dobbiamo ricominciare. Se ho rivissuto x eventi vissuti da dormiente, ora voglio viverli da sveglio, in modo più pieno , anche perchè presumibilmente lì vivrò in maniera meno esasperata se li ho ricapitolati in modo almeno accettabile. Per l'analisi io non l'associerei ad un mero chiacchiericcio mentale, se fatta bene è utile e spesso è una delle strade che portano ad accedere a livelli più profondi. |
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In un primo momento avevo pensato proprio alla analisi psicologica, e perlomeno bisognerebbe potere fare un confronto perchè lo si è esperito di persona sia l'uno metodo che l'altro. A me manca quello della ricapitolazione, e non posso farlo il confronto, posso solo dire circa vantaggi di un tipo di lavoro che si chiama analisi pure. |
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Forse non serve, ma meglio chiarire che non ti chiedo le tue conclusioni personali, ma appunto descriverne i vantaggi che secondo te porta.
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Ci vorrebbe qualcuno che facesse un bel sunto del thread sulla ricapitolazione ^^
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In un certo senso l'ho fatto.
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Il lavoro di analisi del vissuto in rapporto alle figure parentali dell'infanzia, che è solo una parte della psicoterapia, per non parlare di correnti psicoterapiche che lavorano solo sul sintomo, indicando anche il numero delle sedute che ci vogliono, è una cosa che si fa invece col il giusto professionista, e mi riferisco a questo. In questo senso non saprei cosa dire di utile che gli altri possano usare per se stessi da soli. Non che, a parte l'analisi degli eventi, non vengano insegnate alcune techiche per il rilassamento, o mirate a collegare pensiero emozione azione, ma prima di questo ci vuole una diagnosi, e chi la fa? Il percorso terapeutico è come quello medico infondo, il fai da te non serve. Se ci si riferisce alla autoanalisi, nememno quella per me può essere alla portata di chiunque, bisogna avere fatto un percorso di studi che qualifichino allo scopo. L'unica analisi, con la a piccola che mi concedo è quando parlo dei miei sogni, ma è tacito da come scrivo che so di brancolare nel buio totale, e sono anni che ci provo. Li scrivo solo perchè spero che qualcuno voglia/possa dirmi qualcosa ogni tanto. Qualcosa di più ne ricavavo quando facevo un persorso guidato. Riguardo la ricapitolazione di cui parlate bene, è necessario che io rilegga tutto il thread specifico per averne una idea mgliore se ci riesco, perchè mi ricordo che lo vidi come troppo teorico e non mi aveva lasciato il desiderio di provare. Lo rileggerò quindi. |
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La mia sensazione è che alla fine tutte le inquietudini della vita si possano ricondurre alla paura della morte, o forse più genericamente all'ignoto per cui, l'unico modo credo sia quello di andare oltre l'analisi, oltre la psicologia. Citazione:
Non ho mai fatto una vera e propria psicoterapia ma poichè ho sofferto d'ansia mi sono rivolta ad uno specialista (era un neuropsichiatra precisamente), che riteneva inutile per me una psicoterapia perchè diceva che ricercare l'origine delle crisi di panico fosse come cercare un ago in un pagliaio. Mi chiedo e vi chiedo se trovare l'origine di una paura ad esempio, possa essere la soluzione del problema. Analizzare il vissuto puo' sicuramente essere un valido aiuto, ma fino dove dobbiamo permettere alla mente di arrivare? Perchè a me capita che se le permetto troppi "se ma.. perchè, come mai?" etc, poi non riesco più a recuperare il vissuto, a ricapitolare. |
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Poi con la psicoterapia riuscì a superare la cosa riuscendo a vivere in modo normale. Può darsi che non si arriva a trovare l'ago ma a vivere meglio senza le crisi e farmaci sicuramente si. Provengo anch'io da un lavoro molto lungo di analisi, 5 anni in tutto. Non sarei un soggetto trattabile senza quel lavoro. Sicuramente avrei sviluppato forti nevrosi e sarei invecchiata malissimo. Il mio corpo si ammalava di continuo. Probabilmente una persona normale, con un vissuto normale non ne ha bisogno. Però penso che finchè si sta bene non ci si pone questioni come esoterismo, analisi. Io credo molto in questo tipo di analisi, anche se bisogna andare oltre a un certo punto, come in tutte le cose, non bisogna ancorarsi, è un percorso secondo me che deve arrivare prima di quello esoterico. Tranne che incontri il Maestro, ma secondo me non si incontra il Maestro in certe condizioni psicologiche... L'analista funge da specchio e guida nel percorso, insegna un metodo di osservazione e di risoluzione. Poi ci sono cose che non si possono risolvere in un ciclo di vita, occorre tornarci su molte volte e da strade diverse, avendo fatto altra esperienza, altro vissuto. Ma quanto meno quando si presenta il problema so già di cosa si tratta e perchè non lo risolvo, conosco le resistenze mentali. Un lavoro fatto bene non è come non averlo fatto. Stare in analisi non è una passeggiata, è un lavoro molto duro. Per quanto bravo sia l'analista, se non si è disposti a lavorare seriamente e con costanza non si ottengono risultati come in tutti gli altri campi. Certe pressioni psicologiche non si possono risolvere da soli, si esce di senno. L'analisi fatta solo con se stessi non credo serva molto se non si ha appreso e sperimentato un metodo, una base di conoscenza e dei riferimenti precisi. E' come spostare la polvere da un mobile a un altro. E' solo un'illusione per me. Io non mi sento di dire che ora analizzo da sola, lo faccio da sola qui, ma non sono sola, seguo una direzione, un riferimento importante, altrimenti non lo farei proprio. E se Uno spazza tutto lo accetto, e ricomincio con il mattone che mi lascia sempre. Però non conosco le vostre esperienze e il risultato ottenuto da queste analisi fatte da soli. Perchè quello che conta poi è il risultato. |
Non so bene come funziona la ricapitolazione, non l'ho provata e non ne parlerò (almeno credo).
Per analisi personale, io intendo un sistema che ci serve per esplorarsi senza scomodare lo psicologo. Un esempio semplice? Al termine della giornata, provate a ricostruire tutta la giornata all'indietro, da quello che avete fatto prima di sedervi sulla scrivania a scrivere queste cose, al vedere le altre azioni. Poi senza giudizio annotare i propri comportamenti e le proprie reazioni senza leggerle. A fine settimana rileggertelo come un diario e notate i cambiamenti. Vedi quale sono le tue debolezze e fai una ricerca su come è possibile integrarle e rafforzarle. |
Ma tu Astral riesci ad usarlo questo esempio? ti ha dato risultati?
I metodi nella teoria vanno tutti bene, bisogna vedere poi se siamo in grado di applicarli correttamente, se danno il risultato giusto, magari danno un risultato ma se applichi sbagliato e non te ne rendi conto avrai un risultato sbagliato e ti convinci che è giusto. |
Io non posso rispondere per tutti, in ogni caso si in molti casi da risultati, però consiglio di lavorare un aspetto per volta, e non su tutti quanti.
Credo che non c'è soltanto la via dell'analisi o della ricapitolazione, ognuno deve trovare il metodo più consono per se stesso. C'è chi si aiuta anche con altri metodi, ma vado fuori topic. |
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Se invece parliamo di un lavoro psicologico serio le cose stanno diversamente, ma in quel caso dovremmo dire quale (psicanalisi, analisi del profondo, altri approcci ecc.) e parlarne con qualche cognizione. In un lavoro psicologico, che quasi sempre è legato ad una determinata problematica anche se a volte può venire usato per una ricerca generica, l'obiettivo è comunque un cambiamento, direi pure radicale se la problematica non è propriamente una cosuccia. E molti orientamenti sono sufficientemente strutturati e dotati di strumenti per otterne. Quindi non è quell'indagine puramente mentale che è stata descritta in qualche post di questo tread, menchemeno è la mera ricerca delle cause di una determinata situazione, anche se spesso questa ricerca è presente e per natura richiede un certo tempo. Detto questo, come già detto altrove, un'indagine psicologica seria e un lavoro esoterico sono due cose ben diverse e sopratutto con diversi obiettivi. L'obiettivo del lavoro esoterico è infinitamente più alto di quello psicologico (l'immortalità e la compensazione della psiche stanno su piani parecchio distanti) e quindi gli strumenti tentano di essere adeguati alle finalità... ovvio che non c'è paragone. Poi c'è chi tenta di usare la ricapitolazione per darsi una sistemata alla psiche. Bon, si può usare una ferrari per andare a fare la spesa, ma non la si sfrutterà certo al massimo, per non dire nulla dei consumi. |
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Psicologicamente certe situazioni mi sembra di gestirle meglio una volta ricapitolate, sul piano energetico e altro non lo so, non ho modo di giudicare. Certo se stiamo dicendo che l'analisi ha valore se fatta con cognizione, in modo guidato da persone esperte, a maggior ragione dovrebbe essere così per una vera e completa ricapitolazione.... |
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In ogni caso concordo con Luke. Citazione:
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Se invece anche la ricapitolazione diventa un modo per cercare di "stare meglio" (sacrosanto diritto per carità...) ho paura che sia destinata a fallire (per quanto riguarda i suoi scopi più alti) |
Vorrei chiarire una cosa prima che la discussione prenda una piega che secondo me non ha utilità, ma poi se la deve prendere pazienza... L'intenzione che avevo non era di affermare chi è meglio di chi, ma come è scritto anche nel titolo, chiarirci insieme quando e cosa applicare nei singoli momenti. In esoterismo perchè anche la psicologia ha i suoi risvolti energetici.
Per cui può essere che uno che tende molto in alto esotericamente, a volte non abbia materiale da ricapitolare perchè troppo sotto e serve un'analisi prima. Analisi che può essere fatta anche da soli. O racconando certi fatti ad amici, ma al solo scopo di riuscire a cogliere nelle proprie parole qualcosa che sfugge. Se questo far da soli è un analizzare maniacalmente qualcosa può servire e non, può distruggere piuttosto che sistemare. Ma analizzare da soli si può fare. Per chi non ha provato la ricapitolazione, non servono grosse metodologie. Basta solo farlo. Il thread sulla ricapitolazione chiarisce moltissime cose ed è tutt'altro che teorico.. è sostanzialmente pratico. E' molto difficile però ricapitolare senza cadere nell'analizzare. Ecco perchè diventa importante capirne la differenza. Cosa si fa analizzando e cosa si fa ricapitolando? Comprendendo questo poi usarle entrambe, da soli, perchè è importante non dipendere da nessuno per quel che riguarda se stessi, nel momento giusto diventa semplificato. Proprio l'altra sera tra amici ci stavamo aiutando a far questo. E quel che si evidenzia immediatamente è il trasferimento di attenzione al di fuori di noi. Questo aspetto è sicuramente, per la mia esperienza, il primo se non il grosso ostacolo femminile. Il maschile invece penso sia l'emotività stessa. |
sto leggendo con attenzione, non riesco a seguire tutto e quindi attendo di farmi un'idea piu' strutturata prima di dire la mia.
ho solo due flash, che butto, per quello che possono servire (temo a poco, sono osservazioni collaterali) 1) se l'obiettivo è stare meglio, non capisco la diffidenza/condanna verso gli psicofarmaci che mi è sembrato di trovare in alcuni thread qui in città. 2) e' piu' forte di me, io non ce la faccio a impostare un discorso come questo su base di genere. Il femminile, il maschile. C'e' del vero, eh, ma qualcosa in me si ribella. Continuo a leggere e vedo se ci capisci qualcosa di piu'. |
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sui geometri invece e' vero, non si discute. |
spetta pero' che andiamo OT. ci apro un topic apposta e continuiamo li', se interessa.
EDIT: fatto. F/up nelle comari. http://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=7723 |
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Probabilmente va bene solo quando non ci sono problemi particolari, si ha l'animo sereno, non c'è molto da analizzare altrimenti non basta. Quando ci sono problematiche di una certa natura non si riesce nemmeno in analisi a tirar fuori subito quel che deve. Citazione:
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Quindi come fai a sapere se hai ricapitolato o se hai solo analizzato, o tentato di farlo? Voglio dire da soli siamo poi veramente in grado di capire se abbiamo ricapitolato sul serio o ci siamo convinti di averlo fatto solo perchè la procedura seguita è quella descritta? Io credo che da soli si corre il pericolo di nutrire l'ego che ci fa credere di poter fare questo e quello autonomamente, di poter fare a meno di aiuto esterno, di saper fare da soli. Io su di me mi pongo sempre il dubbio e per questo chiedo conferme, conosco bene questo pericolo. |
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La terapia psicologica fatta nel bisogno è sempre una medicina molto amara all'inizio, innaturale, ci vuole forte motivazione, perchè al contrario di un farmaco che assumi con un sorso d'aqua lì devi stabilire un contatto umano con un estraneo a cui devi aprire inevitabilemente parti di te, non solo della psiche, ma anche dell'anima. Oggi non lo reggo più; quando il bisogno è forte invece ti affidi. Citazione:
L'analisi in terapia si fa quanto basta perchè il terapeuta conosca un pò chi ha davanti,e nella misura in cui serve al paziente sia perchè si renda conto di ciò che occupa la sua mente e il suo cuore, sia per la catarsi che non avviene solo con la ricapitolazione visto che è stato detto. E n'analisi non è solo parlare, è forte ciò che accade e si sente mentre si consegna a chi ascolta. Riguardo alla domanda se con l'analisi si potrà mai risalire alla scena madre che ha originato l'inghippo, credo abbia ragione il tuo medico quando parla di ago nel pagliaio, e spesso anche individuandola, se sono passati ventanni, o se la cosa ha procurato uno squarcio profondo non è nemmeno detto che elimini il danno che ne è derivato, lo scoprirne l'origine. Ma nel mezzo c'è la possibilità di migliorare altri aspetti al limite, che faranno pesare meno il difetto strutturale(strutturale della psiche ma che si si riflette su tutto il corpo), che se di tale portata è diventato, è difficile si potrà mai correggere. Questo è ciò a cui sono arrivata. |
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Io ho sempre preferito sopportare periodicamente l'insonnia ma sto lontana dai psicofarmaci pur non godendo dei benefici dei vari prodotti da banco come infusi, melatonina e roba simile. Se serve all'occasione che non trova altra soluzione va bene, ma mi meraviglio che tu lo abbia detto, che cosa mai avrai letto... |
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"sono sostanze tossiche" praticamente tutti i medicinali. poi magari la definizione di "tossico" è un casino, ma in linea di massima penso si possa affermare. sull'assuefazione: sempre? in qualsiasi dosaggio e posologia? in qualsiasi organismo? tutte le molecole? e anche fosse: la medicina è un rapporto costo beneficio: le gocce per il glaucoma hanno altri effetti, e le prendi a vita, ma il beneficio è mantenere la vista. la decisione sul rapporto costo/beneficio spetta al medico e al paziente insieme. io continuo a non spiegarmi cos'abbiano di brutto questi psicofarmaci, oltre alla tendenza ignorante (non tua, che li hai usati e parli a ragion veduta) a considerare la sofferenza mentale simbolo di debolezza, insomma quelli con le palle mica prendono psicofarmaci, quelli sono per i deboli, quelli con le palle risolvono, sopportano, ricapitolano. |
Seconde me il problema della dipendenza dal farmaco dipende dalla solvibilità del problema.
Nel caso del glaucoma o di altre malattie croniche non risolvibili il farmaco è l'unica alternativa per vivere discretamente. Anche in casi di insonnia o ansia patologica il farmaco può essere l'unica soluzione. Ma se un soggetto ha la possibilità di risolvere con un lavoro su di sè, allora è più giusto tentare prima di ogni cosa soluzioni non farmacologiche, poi se proprio non se ne può fare a meno si ricorre ai farmaci. |
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per me lo è come tutti i farmaci. non è un'ultima ratio. per me se c'e' sofferenza alleviabile farmacologicamente, non vedo "in generale" motivi per non farlo, e magari NEL FRATTEMPO percorrere strade di soluzione "a lungo termine". incidentalmente, io sono a disagio con questa posizione perche' "culturalmente" mette le persone che soffrono in condizione di "vergognarsi" di prendere un antidepressivo. se è un errore l'eccesso, lo è anche l'ostracismo. sono farmaci come altri, da assumere alla bisogna, sotto guida competente. fanno stare meglio. |
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