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Le nove persone descritte, se ho ben capito, dovrebbero rappresentare le 9 personalità dell'eneagramma, ho cercato di leggerlo immedesimandomi nei protagonisti, cercando di scovare qualche simbologia particolare, ma è ancora poco... |
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Ogni tanto le tiro pigne così rotola giù e torna tra i comuni mortaliicon_mrgr: Ora riprendo la lettura, e se la piccola saccente rompe gliela metto in bocca la pigna!diavolo.g: |
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Mi conforta che la lettura di Incontri ha su altri lo stesso effetto che ha avuto su di me. Un po' di delusione. Associare le nove personalità all'enneagramma potrebbe esse un buon esercizio ma tenendo a mente -così mi sembra- che G. non ha mai associato l'enneagramma ai nove tipi psicologici. Qualcuno parla dell'enneagramma come del "Gigante addormentato". |
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Sul libro invece debbo dire sotto la trama romanzata nasconde interessanti stimoli e idee da cogliere. Come tutti i suoi libri (ma non solo i suoi) non può essere "tradotto", nel senso di interpretazione precotta. Va sperimentato. |
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Una prova che ho fatto, come dicevo prima , è provare a immedesimarmi nei diversi attori del libro per vedere come mi sarei comportato io nelle varie situazioni e come invece viene descritto il loro di comportamento, anche se non è facile passare dalla vita oridnaria a situazioni avventurose, tempeste di sabbia o viaggi fantastici in territori mistici. Evidentemente è questo uno degli scopi del libro, lasciare insoddisfatti perchè non si è riusciti a cogliere davvero il senso più profondo e stimolare in tal modo ulteriori tentativi e ricerche. |
Uno dei risultati voluti, forse, è proprio questo: "lasciare l'amaro in bocca".
Una sensazione simile l'ho provata leggendo Il Monte Analogo di Daumal, ma lì la bellezza del libro -per me- è proprio la sua incompiutezza (dovuta alla morte dello scrittore) perchè lascia spazio alla fantasia di ognuno nel crearsi il finale. Peraltro Daumal era esplicitamente in sintonia con le idee di G.. |
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Quindi debbo prepararmi ad un altro pò di amaro in bocca? Ho letto che in effetti finisce all'improvviso, con una parola lasciata a metà... |
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Secondo me, il massimo è leggerlo sino alla fine senza sapere che il libro non ha una fine. Lì dove si parla di simboli si dovrebbe sempre tenere a mente che, generalmente, lo scrittore concepisce l'opera come un algoritmo che porta -alla fine- il lettore ad un risultato, più o meno, previsto 'a tavolino'. Nel caso de Il Monte, invece, la morte dell'autore -rompendo il meccanismo dall'esterno- corre in aiuto del lettore lasciandolo 'libero' di scrivere il libro. E' come se Daumal |
No, è tremendo!
Solo la tua frase finale Fufi mi ha dato un subbuglio nevrotico, pensa leggere un libro che non ha fine. Non è per me, lo farei in mille pezzi dalla rabbia. |
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Comunque, Faltea, c'è anche da tenere in considerazione che Daumal è morto e che io sono vivo. Il libro, comunque, non è bello... è bellissimo !!! Io l'ho letto in un pomeriggio. |
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Come se il Maestro abbia nascosto il tesoro più in profondità del discepolo. Gurdjeff complica, infatti, volutamente un ingresso facilitato alle sue idee. E' la sperimentazione dei suoi metodi (contro gli automatismi) applicata ai limiti manifesti del supporto letterario. Basta iniziare a leggere i Racconti di Belzebù al suo piccolo nipote per scoprire l'originalità del metodo ed il conseguente travaglio generato da G. nel lettore che abbia, poi, la costanza di arrivare sino alla fine del libro. |
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Leggo un capitolo e mi incavolo perché non ci capisco un fico! E confesso... sarebbe finito contro il muro del bagno se non amassi così tanto i libri. Per ora è parcheggiato... |
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Non ci capisci un fico? Insisti !!! G. inserisce 'I racconti' nella prima serie di 'Di tutto e del tutto'; lo scopo fondamentale delle opere inserite in questa Prima serie è di estirpare senza pietà dal 'pensiero' e dal 'sentimento' di chi legge ogni riferimento a quanto prima già sedimentato. Se si parte da questo unico presupposto certo (visto che lo attesta l'Autore stesso), comprendere -sulla base di quello che si sa già- I Racconti potrebbe equivalere ad impedire la realizzazione della distruzione programmata da G.. E senza la predetta necessaria distruzione non è possibile nè il successivo lavoro (di cui alla Seconda serie) nè il raggiungimento del risultato (di cui alla Terza serie). La difficile (in tutti i sensi) lettura dei circa 10 cm di altezza del libro-mattone (I racconti) potremmo provare a ricondurla al consenso che noi lettori diamo a G. perchè inizi a farci violenza senza commettere reato. Anche io all'inizio -come ha detto di aver fatto qualcun altro (chiedo perdono se non ne ricordo il nome)- alle prime difficoltà mi ero munito di una specie di rubrichetta dove annotavo i singoli termini ed i loro (miei) possibili significati ma poi ho desistito visto che lo stesso G. raccomanda benevolmente al lettore di procedere almeno meccanicamente, così come siamo abituati a fare per altri "libri e giornali". Secondo me non è vero che I racconti sia un libro per 'mentaloni' dal momento che tocca ogni lettore in modo diverso. Quindi, Faltea, stringi i denti e -se puoi- riprendi la lettura de "I racconti" senza aspettarti nulla di miracoloso, dal momento che "lo specifico beneficio" che G. ti augura di ricevere alla fine della 'cura' si dovrebbe ottenere solo dopo la terza e diversa lettura delle 1024 pagine del libro. |
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All'inizio del libro, ovviamente, ci ho provato anch'io... poi le incongruenze del mio personale dizionario Gurdjeff-umano erano tante e tali che l'ho mandato a quel paese e me lo sono sparato senza pensarci, lasciando che ogni termine si depositi in me un po' alla volta man mano che veniva menzionato e se si creava un significato preciso bon, altrimenti cicce. Risultato: me lo sono goduto da matti, arrivando a sganasciarmi dal ridere su certi passaggi che descrivevano il comportamento umano "visto da fuori" e in cui riconoscevo e mi riconoscevo in modo talmente tragico da diventare spassoso (se ti ci arrendi). Certo, prima avevo letto tutto Ouspenski... chissà come sarebbe andata se l'avessi letto "vergine". Probabilmente, conoscendo come ero, l'avrei presto abbandonato, però in realtà non lo saprò mai. |
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Devo confessarti che dopo aver detto "1024 pagine X 3 letture" ho pensato che tu avresti detto 3000 + 60 + 12. Scherzi a parte, anche il tuo tema sui calcoli mentali potrebbe avere molti punti di contatto sia con le 'pratiche' delle Scuole della Quarta Via per la lotta contro gli automatismi sia con lo studio della simbologia dei numeri di G. (matematica modulare). |
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Tre volte... non credo di reggerlepiango.gif Citazione:
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Pitagora studiava le note musicali (o meglio i rapporti matematici tra le note) e G. parla dell'ottava. Il salto dalle note ai cosmi è poi conseguenziale. I numeri, poi, qualche volta in G. ci sono ma non si vedono. Per ricollegarmi al 3d potrei dire che quando Ouspensky parla di uomini 1,2,3 e 4 parla della Tetractis pitagorica. Prendiamo la storiella del cavolo, della pecora, del lupo e del barcaiolo, raccontata sempre da G.. Solo in indovinello per bambini o un grande mistero velato? Qualche politico potrebbe dire: "ma che c'azzecca la Tetractis pitagorica con la stroriella di G.?". Niente o potrebbero essere la stessa cosa, dico io. Trova, Faltea, il Valore Segreto di ogni sigolo numero con la formula di Gauss n (n+1)/2 1,3,6,10 1,2,3, 4 o rappresentati la sequenza in maniera triangolare . . . . . . . . . . Per comprendere il V.S. immagina un magna-magna generale come nella canzoncina di Branduardi "Alla fiera dell'Est" (il 4 mangia il 3, che mangia il 2, che mangia l'1). Torniamo, ora, all'indovinello e noterai che anche i termini (cavolo, pecora ,lupo) usati da G. potrebbero permettere il magna-magna generale: l'1 con il suo V.S. identico a sè stesso (1) (cavolo) sta lì da solo [il termine è riduttivo] con riferimento al suo numero precedente (0) ma può essere mangiato dal seguente (pecora) ; il V.S. di 2 (pecora) mangia l'1 (cavolo) 2+1=3; il V.S. del lupo può mangiare sia la pecora (2) che il cavolo mangiato dalla pecora (1); 3+2+1=6. Il segreto potrebbe essere rappresentato dal barcaiolo (4) il quale deve portare incolumi sia il lupo che la pecora che il cavolo sull'altra sponda del fiume. Segna che il V.S. del barcaiolo è 10 (1+2+3+4=10). Siamo arrivati -potrei dire io- alla sacra Tetractis pitagorica. I significati, mi chiedi, Faltea? Risposta: i significati li dovrestii cercare Tu. Ti posso dire che 'io' noto come per arrivare al V.S. del n. 4 bisogna necessariamente passare sia per l'1 che per il 2 che per il 3. Ma l'indovinello potrebbe dire molto di più ... potrebbe anche non dire niente o ... -addirittura- dire che 'io' mi sono innamorato delle mie idee. Per l'enneagramma -sempre secondo me- non basterebbe un 3d a parte (visto che G. lo definisce la pietra filisofale dell'antichità) ed il discorso potrebbe essere 'materialmente' infinito. Basta pensare ai numeri periodici ciclici (es. 0.142857 = 1/7) che ci riportano alle note musicali, agli intervalli, alla legge del 3, alla legge del 7, al 9, alla disposizione degli shocs, etc... etc.... I simboli stanno lì immobili, sei tu che cambi e -cambiando- cambi anche il loro significato. Nel frattempo -Faltea (se non mastichi bene i numeri)- ti suggerisco di seguire il 3d di Ray sulle tecniche di calcolo mnemonico. Non a caso, a giorni, Ray dovrebbe spiegare i quozienti del 7 (numero tanto caro a G.). |
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